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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cosa sta succedendo in Siria, tra bombe israeliane su Damasco ed esecuzioni a Suwayda

La testimonianza da Damasco a Fanpage.it dopo il caos scoppiato in Siria negli ultimi giorni e l’attacco israeliano al palazzo presidenziale: “Al-Sharaa non vuole una guerra con Israele, sta normalizzando i rapporti con Tel Aviv dal primo momento che ha preso il potere. Detto questo sappiamo molto bene che Israele vuole solo una scusa per bombardare altri paesi”.
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Bombardamenti israeliani sulla città di Daraa, Sira
Bombardamenti israeliani sulla città di Daraa, Sira
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Colonne di fumo nero si alzano dai palazzi di Damasco, capitale siriana pesantemente colpita da bombardamenti israeliani. Nel pomeriggio di oggi l’aviazione israeliana ha, infatti, colpito il quartier generale e il palazzo presidenziale della nuova autorità della Capitale.

L’obiettivo ufficiale dell’esercito israeliano è quello di spingere le milizie governative a lasciare Suwayda, cittadina a maggioranza drusa nel sud della Siria, dove per altro è stato appena raggiunto il cessate il fuoco, ma di fatto Tel Aviv cerca da sempre di mantenere una certa egemonia tra i drusi in Siria, paese in cui – dalla caduta del regime di Assad – ha illegalmente occupato diversi villaggi all’interno e al di là della buffer zone.

L'inizio dell'escalation in Siria tra milizie druse e beduine

Tutto è iniziato nella notte tra domenica e lunedì scorso quando un camion carico di frutta e verdura proveniente da Damasco e diretto a Suwayda è stato intercettato e saccheggiato a un posto di blocco. In risposta, un gruppo armato druso ha rapito diversi membri di famiglie beduine delle zone rurali. I beduini hanno risposto a loro volta con rapimenti, e un ciclo di ritorsioni ha rapidamente portato a un vero e proprio conflitto armato tra milizie druse e beduine.

Nel tentativo di contenere la violenza, il governo centrale ha annunciato un intervento militare a Suwayda sotto il pretesto di "ristabilire la pace e far rispettare lo stato di diritto". Tuttavia, la campagna governativa si è rapidamente trasformata in un attacco diretto nei confronti dei drusi, così come era già successo qualche mese fa, prima con gli alawiti e i cristiani sulla costa.

Negli scorsi giorni sono emersi video che mostrano esecuzioni sommarie di civili drusi presumibilmente commesse da forze filo governative e milizie beduine, tra loro anche miliziani con simboli riconducibili all’Isis. Questi atti sono stati ampiamente condannati dalla popolazione di Suwayda.

Una testimonianza verificata di un medico all'interno dell'ospedale nazionale di Suwayda conferma che i militanti del Ministero della Difesa siriano e delle forze di "Sicurezza generale" hanno preso d'assalto l’ospedale principale della città, che è stato bombardato da carri armati nonostante ospitasse centinaia di civili feriti, tra cui bambini e pazienti gravemente feriti. L'unità di terapia intensiva al piano terra è stata violentemente attaccata e diversi membri del personale medico e pazienti sono stati giustiziati all'interno dell'unità. Ad oggi 250 persone sono state uccise a Suwayda tra cui 92 civili drusi e 4 bambini. L’osservatorio per i diritti umani siriano conferma 21 esecuzioni pubbliche di cui anche 3 donne. Al momento la cittadina è sotto totale blackout e nessuno dei nostri contatti risponde.

Il crollo del regime, il governo Ahmad Al-Sharaa e il ruolo della città di Suwayda

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Dalla caduta del regime del presidente Bashar al-Assad e l’ascesa del nuovo governo guidato dal presidente Ahmad Al-Sharaa, la Siria è entrata in un periodo di transizione turbolenta. Nonostante la nuova leadership abbia promesso stabilità e unità nazionale, il suo approccio ha finora sollevato notevoli preoccupazioni, soprattutto nelle aree con forti identità locali e con storiche rivendicazioni di autonomia. La città meridionale di Suwayda, abitata prevalentemente da drusi, ha mantenuto una struttura di governo semi-autonoma per gran parte del conflitto. Dopo il crollo del regime, Suwayda ha vissuto un periodo di relativa calma, dovuto in gran parte al rifiuto dei leader religiosi drusi di cedere completamente l’autorità a Damasco. La loro riluttanza nasce dallo scetticismo nei confronti dell’inclusività del nuovo governo e dal timore che la leadership emergente non rappresenti realmente il tessuto variegato della società siriana – come dimostrato dai pogrom nei confronti di alawiti, cristiani e adesso dei drusi stessi.

“In un momento in cui la riconciliazione nazionale è disperatamente necessaria per ricostruire la Siria dopo 14 anni di conflitto brutale, il ricorso del governo a soluzioni militari invece che alla diplomazia inclusiva è un segnale preoccupante. Piuttosto che costruire fiducia e unità, queste operazioni rischiano di alimentare le divisioni e rafforzare la percezione che la nuova leadership stia ripetendo le stesse tattiche oppressive del passato”, ha dichiarato una nostra fonte a Damasco, di cui per ragioni di sicurezza manteniamo l’anonimato. “Il futuro della Siria richiede un governo che ascolti, rappresenti e protegga tutti i suoi cittadini. Se la nuova leadership non riuscirà a raccogliere questa sfida, la fragile speranza di una Siria unita e pacifica potrebbe continuare ad allontanarsi”, continua.

L'attacco di Israele in Siria

Intanto la tensione nel Paese aumenta sempre di più, anche a causa del violento intervento militare di Israele che, come testimonia a Fanpage.it Badr Murad, regista e direttore della fotografia nonché fixer a Damasco, Israele ha finora lanciato 7 missili su Damasco, colpendo 4 volte il ministero della difesa e una volta il palazzo presidenziale. L'aviazione israeliana sta colpendo anche il sud della Siria con pesanti bombardamenti sulla città di Daraa.

Mentre a Jaramana, quartiere a maggioranza drusa di Damasco, sono scoppiate proteste contro Al Sahara e in supporto ai drusi di Suwayda. Anche sulle alture del Golan occupate e nel territorio israeliano, i drusi stanno cercando di entrare in Siria per portare sostegno alla propria gente. Israele stamane ha risposto con il lancio di lacrimogeni per impedire il passaggio delle persone al di là del confine.

“Al-Sharaa non vuole una guerra con Israele, sta normalizzando i rapporti con Tel Aviv dal primo momento che ha preso il potere, quindi penso che i bombardamenti su Damasco spingeranno le milizie di Al-Shara a lasciare Suwayda. Detto questo – conclude Badr Murad – sappiamo molto bene che Israele vuole solo una scusa per bombardare altri paesi”.

Dall'Italia, invece, gli attivisti della campagna di monitoraggio permanente “Siria con gli occhi dei civili”, promossa da Yalla Study, hanno inviato appelli al Vaticano e alla Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Siria, chiedendo che intervengano attivamente per esercitare pressione politica e diplomatica.

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