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Cosa sta succedendo in Francia, perché il governo è in crisi e rischia di cadere

Il governo del primo ministro François Bayrou rischia di cadere: il prossimo 8 settembre l’esecutivo affronterà il voto di fiducia all’Assemblea nazionale sulla manovra finanziaria da 44 miliardi. Se la maggioranza dei parlamentari voterà contro la fiducia, Bayrou e i suoi ministri dovranno dimettersi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il primo ministro francese François Bayrou ha annunciato che l'8 settembre si assumerà davanti all'Assemblea nazionale, camera bassa del Parlamento francese, la responsabilità del suo governo sul piano di bilancio per il 2026, nel tentativo di superare il "sovraindebitamento" del Paese, e chiederà un voto di fiducia. Così il governo rischia di cadere.

Bayrou, 74 anni, centrista vicino a Macron, è in carica da dicembre alla guida di un governo centrista, dopo avere sostituito a dicembre 2024 il conservatore Michel Barnier destituito dopo solo 3 mesi in carica.

Questa mattina si tiene a Parigi un Consiglio dei ministri, con il presidente Macron, passaggio necessario, affinché Bayrou possa chiedere la fiducia dell'Assemblea: è necessaria appunto una delibera del Consiglio dei ministri. Il voto di fiducia avverrà in mezzo alle contestazioni che il primo ministro sta subendo in questi giorni dopo la presentazione del bilancio, avvenuta il mese scorso.

La crisi di governo aperta a Parigi agita i mercati

Dopo l'annuncio di Bayrou lunedì, i mercati ne hanno subito risentito: la Borsa di Parigi è precipitata, con forti ribassi per Bnp Paribas e Société Générale, mentre lo spread con la Germania si è allargato. Ieri lo spread tra Btp e Oat decennali francesi ha chiuso a 5,8 punti, il livello più basso di sempre. In calo di 1,1 punti a quasi il 3,5% il rendimento annuo francese, contro il ribasso di 3,8 punti s poco più del 3,55% di quello italiano.

Perché in Francia si è aperta una crisi politica

La crisi politica in Francia è stata aperta dalla decisione del primo ministro Bayrou di chiedere la fiducia all'Assemblea nazionale l'8 settembre, dopo il rifiuto del suo piano di risparmi da quasi 44 miliardi di euro. La manovra finanziaria prevede tagli drastici e misure impopolari, come l'abolizione di due giorni festivi, la riduzione delle prestazioni sociali e tagli alla sanità per contenere un deficit pubblico giudicato insostenibile da Bruxelles. I dati economici non sono buoni: debito pubblico oltre 3.300 miliardi, pari al 114% del Pil, deficit al 5,8% (al di sopra dell'obiettivo ufficiale dell'Ue del 3%), crescita stagnante ferma allo 0,6%, disoccupazione giovanile sopra il 18%.

"Abbiamo 13 giorni per scegliere tra caos e responsabilità", ha dichiarato Bayrou, lanciando un ultimatum all'Assemblea nazionale. La decisione ha immediatamente provocato un terremoto politico.

Cosa può succedere l'8 settembre con il voto di fiducia all'Assemblea nazionale

Bayrou spera nel sostegno, o almeno nell'astensione, degli avversari di destra e di sinistra per far approvare la legge di bilancio. L'estrema destra di Marine Le Pen, cioè il Rassemblement National (RN), l'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon cioè La France insoumise (LFI) e gli Ecologisti, come pure i socialisti hanno già detto che non daranno la fiducia al governo, che rischia quindi di cadere. Anche tra i Repubblicani prevale l'incertezza: una parte del gruppo spinge per il dialogo con Bayrou, altri giudicano insostenibile appoggiare ulteriori tagli.

Se la maggioranza dei parlamentari voterà contro la fiducia, Bayrou e i suoi ministri dovranno dimettersi. Dunque il presidente Emmanuel Macron, che ha promesso di rimanere in carica fino alla fine del suo mandato nel 2027, potrebbe presto trovarsi costretto a nominare un nuovo primo ministro per la terza volta in un anno.

Il presidente del gruppo socialista all'Assemblea nazionale, Boris Vallaud, ha escluso la possibilità di un nuovo accordo programmatico tra il suo partito e La France Insoumise, guidata da Jean Luc Melenchon, simile a quello negoziato con la Nuova unione popolare ecologica e sociale (Nupes) nel 2024, in caso di scioglimento dell'Assemblea nazionale.

"Un accordo programmatico come quello che abbiamo visto l'anno scorso non sembra concepibile", ha dichiarato Vallaud al quotidiano ‘Libération' pur precisando che la sinistra si porrà "circoscrizione per circoscrizione" la questione di convergenze tattiche per bloccare l'estrema destra.

Vallaud ha inoltre sottolineato che, a differenza della richiesta di impeachment avanzata da La France Insoumise, i socialisti non intendono chiedere le dimissioni del presidente Emmanuel Macron, giudicando non realistica un'elezione presidenziale "tra 35 giorni in circostanze che non consentirebbero una campagna seria e pacifica".

Cosa dicono i sondaggi in Francia: il 72% dei francesi spera che il governo non ottenga la fiducia

Oltre sette francesi su dieci (il 72%) sperano che il governo di Francois Bayrou non ottenga la maggioranza dei voti all'Assemblea Nazionale l'8 settembre. È quanto rivela un sondaggio di Elabe per BfmTv. Il capo del governo non ha l'opinione pubblica dalla sua parte: solo il 27% degli intervistati afferma di sperare che Bayrou venga mantenuto in carica dai deputati. Contrariamente alla retorica allarmistica dell'esecutivo, la maggior parte degli intervistati ritiene che la caduta del governo "non sarebbe problematica per la situazione economica e finanziaria del Paese" (22%) e che questa situazione "è già molto grave e non può peggiorare" (51%). Al di là delle dimissioni di Bayrou e della sua squadra, che sono praticamente scontate, tutti gli scenari sembrano favorevoli ai francesi: mentre la nomina di un premier è la scelta preferita (81%), emerge una netta maggioranza anche per lo scioglimento e nuove elezioni legislative (69%), o addirittura per le dimissioni di Emmanuel Macron (67%).

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