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Covid 19

Cosa sappiamo della variante giapponese del Covid-19, appena scoperta

Una nuova variante di coronavirus è stata scoperta a Tokyo in quattro persone provenienti dal Brasile, una delle quali è stata ricoverata dopo aver riportato problemi respiratori acuti. Takaji Wakita, direttore sanitario del National Institute of Infectious Diseases, ha spiegato che la “mutazione giapponese” presenta delle differenze sostanziali con quelle precedentemente scoperte, ma anche somiglianze preoccupanti con il ceppo inglese e quello sudafricano. Maggiori studi sono in corso.
A cura di Davide Falcioni
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Nuove notizie preoccupanti arrivano dal Giappone. Una nuova variante di coronavirus è stata infatti scoperta nel paese asiatico e, sebbene siano ancora troppo poche le informazioni al riguardo, il timore degli scienziati è che possa somigliare alle mutazioni inglese e sudafricana, responsabili di un importante aumento delle infezioni e di un tasso di contagiosità molto più alto del normale. La scoperta è stata fatta nei giorni scorsi dopo che quattro persone, di età compresa tra l’adolescenza e i 40 anni, sono risultate positive al nuovo ceppo di Covid-19 poco dopo l'arrivo all’aeroporto Haneda di Tokyo, il 2 gennaio scorso. I quattro provenivano dal Brasile: un uomo di 40 anni è stato ricoverato in ospedale dopo aver riportato problemi respiratori acuti, altri due hanno riferito solo mal di gola e febbre e il più giovane del gruppo non ha sviluppato alcun sintomo

Takaji Wakita, direttore sanitario del National Institute of Infectious Diseases, ha spiegato che la nuova variante giapponese presenta delle differenze sostanziali con quelle precedentemente scoperte, ma anche somiglianze preoccupanti con il ceppo inglese e quello sudafricano: lo scienziato ha comunque sottolineato che nei virus le mutazioni sono assolutamente prevedibili e normali e che sono state scoperte migliaia di varianti del coronavirus, la maggior parte delle quali non causa particolari problemi per la salute umana.

Il dottor Sharon Peacock, direttore del Genomics UK Consortium (COG-UK), che dalla scorsa primavera ha effettuato 170mila analisi del virus del Sars-CoV-2 Regno Unito, ha spiegato in un recente articolo pubblicato sul Guardian che la proteina Spike – quella che si "lega" alle cellule umane – ha già subito circa 4mila mutazioni, la più importante delle quali è la B.1.1.7 – la cosiddetta variante inglese – che si sta apparentemente diffondendo con molta più rapidità dopo essere stata a sua volta interessata da decine di cambiamenti. Al momento non è possibile sapere se anche la "variante giapponese" sarà altrettanto pericolosa perché non sono stati eseguiti studi approfonditi.

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