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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cosa prevede il piano di Netanyahu per occupare la città di Gaza, l’Onu: “Israele si fermi subito”

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano di Netanyahu per la conquista Gaza city, nonostante le proteste dei familiari degli ostaggi e le perplessità del capo dell’Idf, contrario a un’ulteriore escalation del conflitto. L’operazione prevede l’evacuazione di un milione di palestinesi, che verranno trasferiti nei campi profughi centrali e in “altre aree” non meglio specificate. L’Onu ha lanciato l’allarme chiedendo a Israele di fermarsi immediatamente.
A cura di Giulia Casula
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Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato dopo un vertice durato dieci ore la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di ampliare le operazioni militari nella Striscia e conquistare Gaza city. L'ufficio del premier ha adottato a maggioranza i "cinque principi per la fine della guerra", ovvero: il disarmo di Hamas; il ritorno dei 50 ostaggi, di cui 20 risulterebbero ancora vivi, la smilitarizzazione della Striscia di Gaza; l'assunzione del "controllo della sicurezza" da parte di Israele sulla Striscia; istituzione di un governo civile alternativo, che non sia né Hamas né l'Autorità Nazionale Palestinese.

Il via libera del gabinetto di sicurezza farà scattare l'operazione di conquista della città di Gaza, nel nord della Striscia. Dall'inizio della guerra, l'Idf ha evitato di entrare in buona parte dell'area della città, dove si ritiene che siano detenuti gli ostaggi nelle mani di Hamas. Ora l'esercito di Tel Aviv "si preparerà a prendere il controllo della città, garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento", si legge in una nota diffusa dall'ufficio del premier.

L'evacuazione e l'assedio: in cosa consiste l'operazione di Netanyahu

L'operazione richiederà l'evacuazione dell'area in cui attualmente vive circa un milione di abitanti della Striscia, che verranno trasferiti nei campi profughi centrali e in "altre aree" non meglio specificate. A quanto risulta, l'evacuazione dovrebbe concludersi entro il 7 ottobre, in concomitanza con l'anniversario dall'attacco di Hamas: subito dopo partirà la presa di potere militare della città. Secondo quanto riporta Channel 12, "verrà imposto un assedio ai terroristi rimasti nella zona e nel frattempo l'esercito manovrerà dentro la città". In teoria – precisa una fonte citata dalla Cnn – la distribuzione degli aiuti verrà potenziata ma non all'interno della città per convincere i palestinesi ad evacuare.

Poco prima della riunione il premier israeliano aveva assicurato di non esser intenzionato ad annettere i territori della Striscia, ma ad assumerne il controllo seppur, a detta sua, in modo non permanente. Israele non vorrebbe "essere un'autorità di governo" nella Striscia, ma ne affiderebbe l'amministrazione a una terza parte non specificata, "un governo civile", a detta di Netanyahu. "Non vogliamo tenerla. Vogliamo una cintura di sicurezza. Non vogliamo governarla", ha rimarcato.

Le perplessità del capo dell'Idf e le richiede dei familiari degli ostaggi

Il piano di occupazione di Gaza ha suscitato perplessità in primo luogo tra i familiari degli ostaggi, che ieri hanno protestato davanti all'ufficio del premier chiedendo lo stop alle operazioni di conquista perché metterebbero a rischio la vita di coloro che risultano ancora prigionieri del gruppo terroristico. Lo stesso timore è stato condiviso dal capo di stato maggiore dell'Idf Eyal Zamir, che si è opposto al piano promosso da Netanyahu e presentato un'operazione alternativa, più limitata rispetto alle ambizioni militari del primo ministro israeliano.

Zamir ha avvertito il gabinetto di sicurezza dei rischi legati a una simile escalation della guerra e al peggioramento della crisi umanitaria nell'area. Tuttavia, i suoi avvertimenti sono rimasti inascoltati. Già negli scorsi giorni Netanyahu aveva fatto capire di voler tirare dritto a prescindere dall'appoggio del capo dell'Idf, che aveva invitato a dimettersi se in disaccordo con la sua linea.

L'occupazione di Gaza City segna una nuova escalation nel sanguinoso conflitto potrebbe comportare lo sfollamento forzato di decine di migliaia di palestinesi, già allo stremo per la fame e l'assenza di aiuti umanitari, che Israele ostacola da mesi, prima con il blocco degli ingressi poi con la controversa gestione affidata alla Gaza Humanitarian Foundation che  il governo di Tel Aviv ha voluto al posto della Nazioni Unite.

Le reazioni internazionali,  l'Onu: "Israele fermi subito il piano"

L'attuazione del piano dovrebbe durare circa cinque mesi, ma ha già scatenato le prime reazioni da parte della comunità internazionale che ha chiesto a Netanyahu di rivalutarlo. Il premier britannico Keir Starmer ha affermato che Israele dovrebbe riconsiderarlo "immediatamente", giudicando "sbagliata" la presa di controllo di Gaza City, che finirà per spargere altro sangue.

Il governo della Turchia si è accodato per chiedere alla comunità internazionale di "assumersi le proprie responsabilità per impedire l'attuazione di questa decisione, che mira a cacciare con la forza i palestinesi dalla loro terra e a rendere Gaza inabitabile".

Infine anche l'Onu ha lanciato l'allarme su un piano che rischia di tradursi in sofferenze indicibili e crimini atroci e deve essere "immediatamente fermato", ha affermato oggi l'Alto commissario per i Diritti Umani, Volker Türk. L'intera operazione "è in contrasto con la sentenza della Corte internazionale di Giustizia, secondo cui Israele deve porre fine alla sua occupazione il prima possibile, con la realizzazione della soluzione concordata dei due Stati e con il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione". Per l'Alto commissario Onu, in base a tutte le prove finora disponibili, "questa ulteriore escalation si tradurrà in un ulteriore esodo forzato di massa, ulteriori uccisioni, ulteriori sofferenze insopportabili, distruzione insensata e crimini atroci". "Invece di intensificare questa guerra, il governo israeliano dovrebbe impegnarsi al massimo per salvare le vite dei civili di Gaza, consentendo il pieno e incondizionato flusso di aiuti umanitari". Inoltre, gli ostaggi devono essere "rilasciati immediatamente e incondizionatamente" dai gruppi armati palestinesi, così come i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele.

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