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Cosa cambia con la richiesta dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea

L’Ucraina ha chiesto ufficialmente di entrare nell’Unione europea, ma da Bruxelles le autorità frenano, parlando di un processo che durerebbe anni.
A cura di Giacomo Andreoli
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L'Ucraina ha chiesto ufficialmente a Bruxelles di entrare nell'Unione europea. Non solo Nato, quindi, il presidente ucraino Zelensky, nel primo giorno di negoziati di pace con la Russia, vuole provare a risolvere la guerra in atto avvicinandosi sempre di più all'Occidente. Le autorità europee hanno frenato, parlando di un processo che richiede anni, mentre in questo caso serve una risposta "per le prossime ore". La richiesta dell'Ucraina, dunque, sposta di poco il quadro e serve più ad alzare la posta con Mosca, sempre più isolata al livello internazionale per aver avviato l'aggressione militare.

Di sicuro se Kiev fosse entrata prima nell'Ue ad oggi le cose sarebbero diverse. Il Trattato dell'Unione europea, infatti, prevede la cosiddetta "clausola di difesa reciproca". L'articolo 42 specifica che tutti i Paesi dell'Unione sono obbligati ad aiutare uno Stato membro che è "vittima di un'aggressione armata sul suo territorio". In ogni caso, però, non è prevista nessuna procedura formale e non c'è un riferimento esatto a un'assistenza militare. La clausola è stata attivata dalla Francia dopo gli attentati a Parigi nel 2015, con alcuni Paesi che si sono uniti alle operazioni avviate dal governo d'Oltralpe contro i terroristi dell'Isis in Siria e Iraq.

La richiesta di adesione all'Ue da parte dell'Ucraina arriva in attesa del "secondo round" dei negoziati di pace atteso nei prossimi giorni. Secondo l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, il processo "non è all'ordine del giorno, perché dobbiamo lavorare su cose più pratiche". Come spiegato ai microfoni di Fanpage.it dalla professoressa di Diritto Internazionale alla Bocconi, Maria Paola Mariani, bisogna infatti considerare che ci sono "diverse difficoltà nel divenire Stato membro". Secondo la docente si parte "dall'avere un sistema giuridico pronto ad adeguarsi alle normative europee, serve quindi una fase di preparazione abbastanza lunga e poi il consenso politico di tutti i membri, l'unanimità degli Stati".

Il concetto è stato ripetuto oggi anche dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha parlato di tempistiche che non possono essere di alcuni mesi, perché si tratterebbe di un profondo e intenso processo di trasformazione da mettere in atto in troppo poco tempo.

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