Clienti brutti ai tavoli più nascosti: succede nei locali chic di Parigi

I belli davanti, ai tavoli migliori, quelli meno belli e cioè i brutti meglio assegnarli ai tavoli dietro, più nascosti. È il settimanale satirico “Le Canard Enchaine” a puntare il dito contro i ristoranti del gruppo di superlusso Costes, tra i più chic della capitale Parigi. Locali dove, appunto, i clienti più brutti sarebbero destinati ai tavoli peggiori. Secondo il settimanale, che riporta il racconto di due ex cameriere ripreso oggi dall’Ansa, Costes avrebbe ordinato ai suoi dipendenti quale politica attuare. E cioè appunto quella di dividere belli da brutti. Sono state due ex dipendenti del ristorante Georges – uno di quelli del gruppo Costes con una vista mozzafiato su Parigi – a raccontare al settimanale francese di questa distinzione fondamentale che le cameriere dovrebbero fare.
Cameriere che a loro volta sarebbero selezionate in base a criteri rigidissimi: devono avere fisici da top model, non devono avere più di 30 anni ed essere alte almeno 1 metro e 70. Il settimanale scrive anche che spesso è lo stesso proprietario del gruppo di locali chic, Gilbert Costes, a “insegnare” l’arte di gestire i clienti: “Ci sono le persone belle, che vanno messe qui. Ci sono le persone non belle, che vanno messe là…non è per niente complicato!”. E come ci si comporta a questo punto con le prenotazioni telefoniche? A quanto pare, in quel caso, i clienti dei ristoranti parigini si ritrovano ad ascoltare sempre la stessa risposta da parte dei gestori: “Faremo il possibile, ma non possiamo garantire nulla”. Solo al loro arrivo il cameriere valuterà se il cliente potrà sedersi al buon tavolo che aveva richiesto.
Una “regola” che però non vale per le celebrità: anche se brutte quelle – stando al racconto delle ex dipendenti – vanno sempre sistemate nei tavoli migliori, in prima fila. Ma sarà vero? L’Ansa ha chiesto allo stesso gruppo Costes di commentare la notizia. E loro, ovviamente, hanno negato: “Non c’è nessuna regola di questo genere. Sarebbe orribile, non siamo nel 1939”. A loro dire si tratta certamente di una “vendetta di due ex dipendenti, cariche di odio e di rabbia nei nostri confronti”.