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“Bambini e innocenti giustiziati”. Soldati inglesi accusati di crimini di guerra in Afghanistan e Iraq

Un’inchiesta della BBC ha svelato i crimini di guerra commessi dai reparti d’élite britannici SAS (Special Air Service) e SBS (Special Boat Service): esecuzioni sommarie di civili, prigionieri e persino bambini, falsificazione di rapporti militari e insabbiamenti sistematici dei reati.
A cura di Davide Falcioni
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Oltre trenta ex membri delle Forze Speciali britanniche hanno rotto il silenzio, fornendo testimonianze dirette su presunti crimini di guerra commessi durante le guerre condotte dal Regno Unito in Iraq e Afghanistan. E quanto emerge da un’inchiesta trasmessa dalla BBC nel programma Panorama, che raccoglie accuse gravissime rivolte ai reparti d’élite SAS (Special Air Service) e SBS (Special Boat Service): esecuzioni sommarie di civili, prigionieri e persino bambini, falsificazione di rapporti militari e insabbiamenti sistematici dei reati.

Secondo i racconti degli ex soldati, gli omicidi di sospetti disarmati erano all’ordine del giorno e spesso venivano commessi mentre le vittime erano ammanettate o dormivano. "Hanno legato un ragazzino con le manette e gli hanno sparato", ha raccontato un ex militare del SAS in servizio in Afghanistan. "Era chiaramente un bambino, nemmeno in età da combattimento". Un altro veterano ha dichiarato che l'uccisione dei detenuti era divenuta prassi operativa: "Li perquisivano, li ammanettavano e poi li uccidevano. Poi tagliavano le manette e piazzavano un’arma accanto al cadavere".

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Per depistare i crimini, i soldati avrebbero infatto fatto uso di "armi di copertura" – come granate finte o AK-47 – da posizionare accanto ai cadaveri, simulando scontri inesistenti. I rapporti post-operazione venivano poi redatti in modo da eludere l’attenzione della polizia militare, con il supporto – secondo alcuni testimoni – anche di ufficiali superiori.

Per la prima volta, anche l’SBS – il reparto d’élite della Royal Navy – è finito sotto accusa, con testimonianze che parlano di esecuzioni di persone disarmate e ferite. Un ex operatore ha definito il comportamento di alcuni commilitoni "barbarico" e ha denunciato la diffusione di atteggiamenti psicopatici all’interno delle unità: "Erano senza regole, si sentivano intoccabili".

Le testimonianze raccolte indicano che le esecuzioni venivano spesso motivate da semplici sospetti o precedenti inserimenti delle vittime in liste di sorvegliati. In alcuni casi, interi gruppi di uomini venivano eliminati senza alcun confronto armato. Secondo un ex membro del SAS, uccidere era diventato quasi una dipendenza: "Entravano e sparavano a chiunque dormisse lì. Non c’era alcuna giustificazione".

Uno degli episodi più scioccanti riguarda un’operazione in Iraq durante la quale un uomo è stato giustiziato senza essere armato né rappresentare un pericolo. "È stato vergognoso. Nessuna professionalità. E nessuna indagine seria è mai stata fatta", ha commentato un ex SAS.

Le accuse coprono un arco temporale di oltre dieci anni, ben al di là del periodo di tre anni oggetto dell’attuale inchiesta pubblica. Secondo la BBC, anche l’allora presidente afghano Hamid Karzai aveva più volte informato l’ex premier David Cameron delle violazioni compiute dalle forze NATO durante i raid notturni. Tuttavia, un portavoce di Cameron ha smentito ogni legame diretto con le operazioni britanniche e ha negato qualsiasi tentativo di insabbiamento.

Il Ministero della Difesa ha dichiarato di sostenere pienamente l’inchiesta e ha invitato tutti i veterani a fornire le proprie testimonianze, pur evitando di commentare nel dettaglio le accuse emerse.

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