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Guerra in Ucraina

Attacco al teatro di Mariupol, il racconto di Victoria: “Così ho salvato mia figlia dalle macerie”

Victoria Dubovitskiy, una delle sopravvissute all’attacco russo al teatro di Mariupol, ha raccontato come ha salvato sua figlia Anastasia, 2 anni e ammalata, dalle macerie: “Ho toccato il letto dove stava dormendo e non sono riuscita a trovarla. Poi ho sentito la sua voce”.
A cura di Ida Artiaco
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"Non mi ero neppure chiesta se fosse sicuro o meno. Sono solo venuta per proteggere i miei bambini". A parlare è Victoria Dubovitskiy, una delle sopravvissute all'attacco russo al teatro di Mariupol, dove secondo le autorità ucraine sarebbero morte sotto le macerie 300 persone. In una intervista alla rivista Time, ha raccontato i difficili minuti che hanno seguito ai bombardamenti. Insieme alla sua bambina, Anastasia, 2 anni e malata, e al figlio maggiore Artem, di 6, aveva trovato riparo al piano terra dello stabile che è diventato bersaglio delle bombe di Mosca, nonostante le centinaia di residenti che si erano rifugiati lì avessero scritto la parola "deti", cioè "bambini", all'esterno, a lettere cubitali e in bianco, per avvisare della presenza di minori.

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Secondo Victoria, lo scorso 16 marzo era una giornata tranquilla, non si erano avvertite esplosioni ma solo aerei che volavano sulle loro teste. Poi, all'improvviso, "ce ne è stata un molto forte, un'onda", ha raccontato. L'esplosione l'ha sbattuta dall'altra parte della stanza e ha fatto crollare un muro sul letto della piccola Anastasia: "Ho toccato il letto dove stava dormendo e non sono riuscita a trovarla. C'erano solo macerie", ha sottolineato, aggiungendo di averla cercata per interminabili minuti. Alla fine, tra le grida di altre persone che erano lì in preda al panico, ha sentito Anastasia gridare: "Mamma! Mamouchka!". Ha seguito quella voce, ha cercato nell'oscurità le sue mani e l'ha infine tirata fuori.

Victoria e la sua famiglia sono tra i 130 fortunati che secondo le autorità sono riuscite a sopravvivere all'attacco al teatro. Sono riusciti a spostarsi verso l'Ucraina occidentale ma gli effetti dell'aggressione si fanno ancora sentire, soprattutto sulla piccola Anastasia. "Non posso lasciarla a una distanza di un braccio. Ha pianto, ha gridato e non ha dormito", ha concluso.

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