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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Assistiamo muti alla fine di un popolo in mondovisione”: la rabbia di Martina, infermiera MSF a Gaza

Martina Marchiò, coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere (MSF) a Gaza City: “Stiamo guardando la fine di un popolo in mondovisione. Eppure il mondo resta muto”.
Intervista a Martina Marchiò
Coordinatrice medica Medici Senza Frontiere (MSF) a Gaza City.
A cura di Davide Falcioni
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Martina Marchiò
Martina Marchiò
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"Stiamo guardando la fine di un popolo in mondovisione. Eppure il mondo resta muto". Sono cariche di rabbia e dolore le parole di Martina Marchiò, coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere (MSF) a Gaza City, nel raccontare la catastrofe che si sta consumando davanti ai suoi occhi nella Striscia, dove milioni di palestinesi sono rinchiusi in un campo di concentramento a cielo aperto – il più grande del mondo – da oltre un anno e mezzo quotidianamente bersagliati dalle bombe israeliane e per di più affamati da un assedio insensato imposto dallo stato ebraico, che da marzo non lascia più entrare neppure un sacco di farina.

La testimonianza di Martina a Fanpage.it ce ne fa tornare in mente un'altra, di Vittorio Arrigoni, del 2009: "Prendi dei gattini – raccontava il giornalista e attivista – dei teneri micetti, e mettili dentro una scatola. Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra. Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…". È quello che sta accadendo a Gaza dall'8 ottobre 2023, solo che ad essere schiacciati non sono "teneri micetti", bensì bambini (oltre 18mila), donne e uomini.

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Con un'ulteriore aggravante: che il genocidio dei palestinesi si sta consumando nel silenzio complice di quasi tutto l'Occidente, Italia compresa. Solo ieri i parlamentari della maggioranza di governo hanno bocciato la mozione unitaria delle opposizioni che chiedeva lo stop all'export di armi verso Israele e l'attivazione di sanzioni per le gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza.

"Ho una rabbia dentro, la sento nello stomaco, qualche volta è un fuoco. L'altro ieri durante la riunione con il team li ho guardati negli occhi, uno per uno, soffermandomi sul loro viso, su quell’espressione di chi ha capito che siamo a fine corsa. Gli aiuti che sono stati fatti entrare sono del tutto insufficienti e la popolazione ha un disperato bisogno di cibo e cure mediche", dice Martina. "Tutto sembra ormai perduto, il tempo ci scivola tra le dita e il domani sembra andare in maniera ineluttabile in una sola direzione", catastrofica.

L'infermiera racconta che solo nell'ultima settimana almeno 20 strutture mediche a Gaza sono state danneggiate o costrette a chiudere parzialmente o completamente a causa dell'intensificazione delle operazioni di terra israeliane, dei raid aerei e degli ordini di evacuazione. "Al nord tutti gli ospedali pubblici sono fuori servizio, secondo il Ministero della Salute, mentre a Gaza City, dove mi trovo, ne restano solo tre parzialmente funzionanti. Così come gran parte della popolazione, anche alcuni dei nostri colleghi palestinesi di Medici Senza Frontiere sono stati obbligati a spostarsi ancora una volta".

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Martina riferisce il dialogo con una di loro, Rewaa. "Mi ha detto: ‘Io e la mia famiglia restiamo. Non ci spostiamo più, non possiamo perdere questa casa. Non ci resterebbe più nulla. I droni stanno già sparando in strada, rimaniamo qui'. Lei ha deciso di restare in casa con i suoi due bambini e il marito. Ho avuto paura per lei, ho pensato che non l’avrei più rivista. ‘Non voglio morire come mia mamma e mia sorella, ma sono così stanca. Se dovessi morire ricordati di me, non dimenticarmi. Non voglio essere un altro numero'".

"La notte – conclude Martina – mi capita di sognare di affogare, grido per chiedere aiuto, ma non mi sente nessuno. Non mi sente nessuno. Mi sveglio poi, ancora una volta mi sveglio. Esco in balcone e osservo la luce del sole con i suoi riflessi sulle macerie di Gaza City. Le rondini hanno fatto il nido nel punto esatto in cui un palazzo è stato colpito dal colpo preciso di un mortaio. Se chiudo gli occhi sento solo il cinguettio degli uccelli per un attimo, poi arriva il ronzio del drone seguito dal boato di un’esplosione. Un’altra giornata comincia".

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