Approvato il fiscal deal, gli USA evitano il baratro fiscale

Tira un respiro di sollievo Barack Obama e con lui il 98% degli americani. È infatti passato anche alla Camera dei Rappresentanti il pacchetto di norme già approvato dal Senato sul fiscal deal. Si tratta in buona sostanza di un compromesso che eviterà l'entrata in vigore di aumenti di tasse e tagli alla spesa "automatici" che avrebbero riguardato il 98% degli americani. Il voto è giunto dopo una soffertissima trattativa tra i democratici ed i repubblicani (che alle ultime elezioni hanno conservato la maggioranza alla Camera), anche se non sono mancati i voti in dissenso (il provvedimento ha infatti ottenuto 257 sì e 167 no, con la maggioranza dei deputati conservatori contrari). Si tratta in buona sostanza di una ristrutturazione del prelievo fiscale, con un aumento del 5% dell'aliquota per chi guadagna oltre 400mila dollari l'anno. Pesante anche il prelievo sui dividendi e l'aumento della tassa di successione, mentre dopo una sofferta trattativa sono stati confermati gli sgravi fiscali per la classe media e le agevolazioni per disoccupati e "redditi minimi". Sul versante "tagli alla spesa", invece, si registra un sostanziale rinvio, con alcuni interventi mirati che riguarderanno soprattutto il settore della difesa.
Soddisfatto ovviamente il Presidente Obama che, poco dopo il via libera della Camera, ha sottolineato l'importanza di provvedimenti che "salvaguardano la classe media e colpiscono solo i più ricchi", quel 2% di americani che vive in una condizione di privilegio e che è chiamato a dare un aiuto sostanziale alla Nazione. "Serve ora un'intesa più ampia per rilanciare l'economia. Democratici e repubblicani possono lavorare insieme", ha infine chiosato Obama, prima di ripartire per le Hawaii per ultimare la sua breve vacanza natalizia.