Amnesty denuncia: “Israele affama la popolazione di Gaza”. Noury a Fanpage: “Il peggio deve ancora venire”

Israele sta attuando una "politica deliberata" per ridurre alla fame la popolazione di Gaza, "attraverso la sistematica distruzione della salute, del benessere e del tessuto sociale della vita palestinese".
È la denuncia dell'organizzazione per i diritti umani Amnesty International che in un nuovo rapporto cita le testimonianze dei palestinesi sfollati e del personale medico che cura i bambini malnutriti sul territorio.
Israele, che nei mesi scorsi ha limitato fortemente gli aiuti consentiti nella Striscia, continua a respingere le accuse di affamare deliberatamente la popolazione nella guerra che dura da 22 mesi. Contattati dall'agenzia di stampa Afp, l'esercito e il ministero degli Esteri israeliani non hanno rilasciato commenti.
La combinazione tra fame e malattie, secondo Amnesty, non è uno "sfortunato effetto secondario delle operazioni militari ma è il risultato atteso di piani e politiche che Israele ha ideato e attuato" per infliggere alla popolazione palestinese "condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, parte integrante del genocidio in corso".

"C'è una responsabilità di Israele perché sta compiendo un atto di genocidio usando la fame come arma di guerra. E poi quella di tutti gli Stati, alleati di Israele, che si prodigano in dichiarazioni di apparente condanna e cercano di alleviarla con misure inutili, anche pericolose, come i lanci di aiuti con i paracadute".
Lo ha detto a Fanpage.it è Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International Italia, commentando il rapporto dell'organizzazione.
"Ma quando si tratta di assumere misure concrete per fermare il genocidio in corso, per ripristinare gli aiuti, per interrompere questa strage di persone in un sistema sanitario completamente distrutto, quando si tratta di bloccare i trasferimenti di armi o gli accordi che possono contribuire a rendersi complici, tentennano e danno un segnale a Israele che, nonostante le condanne di facciata, può andare avanti".
Come si legge nel report, al 17 agosto il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha registrato la morte per complicazioni legate alla malnutrizione di 110 bambine e bambini.
Così come il Nutrition Cluster ha accertato quasi 13mila casi di ammissione ospedaliera per malnutrizione acuta, il numero più alto su base mensile dall’ottobre 2023, almeno 2800 dei quali (il 22% del totale) per grave malnutrizione acuta.

Pochi giorni fa il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano per la conquista di Gaza City, nonostante le proteste dei familiari degli ostaggi e le perplessità del capo dell’Idf, contrario a un’ulteriore escalation. L’operazione prevede l’evacuazione di un milione di palestinesi e il trasferimento nei campi profughi.
"Noi pensavamo di aver visto il peggio in questi 22 mesi, ma se questa annunciata operazione verrà realizzata, significherà che il peggio deve ancora arrivare, perché vorrà dire uccisioni di massa, vorrà dire rendere inoperativi quei due centri che a malapena funzionano per la gestione delle persone malnutrite", ha detto ancora Noury.
E aggiunge: "Ci sono persone che ci hanno raccontato che sono così esauste, prive di forza, che non faranno altro che restare sedute e aspettare di essere uccise".

Per il portavoce l'obiettivo di Israele è chiaro: "Vuole portare avanti prima il confinamento della popolazione di Gaza in una zona sempre più limitata e poi trovare qualcuno che se ne faccia carico attraverso accordi bilaterali con altri paesi, che sarebbe la realizzazione di un'intenzione che ormai appare chiara nelle dichiarazioni di tanti funzionari del governo".
Il rapporto di Amnesty si concerta sulla condizione sulle madri e sulle persone anziane che in questo momento si trovano a Gaza.
Hadeel, 28 anni, mamma di due figli e incinta da quattro mesi, ha descritto il senso di colpa nell’essere rimasta incinta sapendo che non avrebbe potuto nutrire nemmeno se stessa. Mentre Aziza, una donna di 75 anni, ha espresso il suo desiderio di morire: “Sento di essere diventata un peso per la mia famiglia".
"Essere madri o diventarlo in un contesto genocida come quello della striscia di Gaza, in cui manca tutto, latte in polvere, tiralatte, il minimo di cure di salute materna e tanto altro, vuol dire che se questa situazione andrà avanti ci saranno conseguenze per generazioni a seguire", spiega Noury.

"I bambini nasceranno con enormi problemi di salute, se arriveranno a nascere vivi e se lo saranno le loro madri. Si discute e polemizza sul numero delle persone uccise in questi 22 mesi da Israele e si parla meno di quella che diventerà una crisi transgenerazionale. Con problemi e traumi riguardo allo sviluppo fisico e mentale", aggiunge.
Sugli anziani invece il portavoce di Amnesty Italia osserva: "Sono tra i gruppi più vulnerabili. Ci sono anche persone con disabilità costrette a sgomberi ripetuti, a trasferimenti di massa, persone che devono essere trasportate o non hanno più nessuno e sono su una sedia a rotelle, abbandonate al loro destino. Persone invalide che devono fare la coda per ore per raggiungere un gabinetto e magari non lo trovano neanche attrezzato".
Le organizzazioni che lavorano sul territori denunciano ormai da mesi una crisi umanitaria senza precedenti e con il nuovo rapporto Amnesty chiede ancora una volta che si intervenga in maniera concreta.

"Invece di riempire gli spazi televisivi con dichiarazioni sui due Stati o altre formule, ciò che si dovrebbe fare immediatamente è pretendere da Israele che non porti avanti l'occupazione di Gaza City che si preannuncia devastante e che garantisca l'accesso immediato e senza ostacoli alla distribuzione degli aiuti umanitari", dice Noury.
"Questi non devono essere affidati a gruppi di vigilantes come la Gaza Humanitarian Foundation, il cui impiego ha provocato centinaia e centinaia di morti tra persone che cercavano disperatamente aiuto. Deve cessare il trasferimento di armi a Israele e bisogna sospendere tutti gli accordi".
E conclude: "Da questo punto di vista, l'Unione Europea ha dato un pessimo segnale perché, quando ha deciso di portare avanti comunque l'accordo di associazione con Israele, nonostante il genocidio in corso, è stato un semaforo verde".