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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Almeno 798 palestinesi sono stati uccisi mentre ricevevano aiuti umanitari a Gaza: lo conferma l’ONU

Secondo l’OHCHR, 615 vittime si trovavano nei pressi dei centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF) – organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele – mentre le restanti 183 sarebbero state uccise lungo le rotte dei convogli umanitari.
A cura di Davide Falcioni
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Almeno 798 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime sei settimane mentre tentavano di accedere agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. È la denuncia lanciata questa mattina dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), che punta il dito contro la pericolosità delle operazioni di soccorso nella regione e chiede indagini immediate.

Secondo l’OHCHR, 615 vittime si trovavano nei pressi dei centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF) – organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele – mentre le restanti 183 sarebbero state uccise lungo le rotte dei convogli umanitari. Le morti, avvenute tra il 27 maggio e il 7 luglio, sono state causate principalmente da ferite da arma da fuoco. "Abbiamo espresso serie preoccupazioni riguardo a possibili crimini atroci, e al rischio che se ne compiano altri, mentre persone disperate si mettono in fila per ricevere cibo e beni essenziali", ha dichiarato la portavoce dell’OHCHR, Ravina Shamdasani, in una conferenza stampa a Ginevra.

La GHF – che ha iniziato le distribuzioni alimentari a fine maggio, dopo che Israele ha revocato un blocco agli aiuti durato undici settimane – ha rigettato con forza le accuse dell’ONU, definendo i dati "falsi e fuorvianti". Secondo l’organizzazione, le responsabilità andrebbero cercate altrove, puntando il dito addirittura contro le Nazioni Unite. "I più gravi attacchi contro i centri di distribuzione degli aiuti sono stati legati ai convogli dell’ONU", ha dichiarato un portavoce della GHF. "Non è utile respingere in blocco le nostre preoccupazioni", ha ribattuto l’ONU. "Servono indagini credibili su perché così tante persone vengano uccise mentre cercano solo di accedere agli aiuti umanitari".

L'IDF invece ha ammesso le proprie responsabilità e ha dichiarato di aver imparato la lezione: "A seguito di incidenti in cui sono stati segnalati danni ai civili giunti presso i centri di distribuzione, sono stati condotti esami approfonditi e sono state impartite istruzioni alle forze sul campo sulla base delle lezioni apprese", si legge in una dichiarazione dell'esercito israeliano, aggiungendo che gli incidenti sono in fase di revisione.

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Secondo le Nazioni Unite, la situazione umanitaria nella Striscia è catastrofica: 21 mesi di operazioni militari israeliane hanno distrutto gran parte del territorio, costretto oltre 2 milioni di persone alla fuga e provocato una carenza acuta di cibo, acqua e medicinali.

Il Programma Alimentare Mondiale ha riferito che la maggior parte dei camion carichi di cibo è stata intercettata da civili affamati, mentre l’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha segnalato episodi diffusi di saccheggio da parte di bande armate e gruppi non identificati. Intanto, l'ONU lancia un appello alla comunità internazionale: "Ogni modello di distribuzione che espone i civili a rischi letali è inaccettabile e viola i principi fondamentali dell’imparzialità umanitaria".

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