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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Al Baqa era il posto più bello di Gaza, vi racconto gli anni trascorsi nel bar bombardato da Israele”

“Per noi era il posto più bello a Gaza, vicino al mare, vicino agli hotel, ai ristoranti, lì intorno c’erano tutti i palazzi delle organizzazioni internazionali. Ci andavamo sempre anche con i colleghi italiani. Ci portavo la mia famiglia, i miei figli, quando volevamo staccare dal campo di Jabalia li portavo a mangiare lì, i bambini giocavano lì. Quel bar significava per noi tanto, siamo tutti scioccati”: la testimonianza a Fanpage.it dopo l’attacco israeliano al Al-Baqa Cafe.
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“Il caffè Al Baqa era il posto più bello di Gaza”, ricorda così Mohammed Almajdalawi quello che adesso è un cumulo di macerie ancora sporche del sangue di almeno 39 vittime. Era pieno giorno, decine di persone erano radunate nell’unico bar ancora in piedi a Gaza city, uno dei pochi luoghi in cui c’era ancora internet, dove giornalisti e giornaliste si riunivano ogni giorno per scrivere gli articoli, mandare le foto e i video, quando – senza alcun preavviso – un missile israeliano l’ha colpito.

“Israele ha commesso ieri un orribile massacro, ha colpito l'Al-Baqa Café, che si affacciava sulla parte principale della spiaggia di Gaza, causando decine di vittime”, continua a raccontare Mohammed, operatore umanitario gazawi adesso rifugiato in Italia con la sua famiglia, “il massacro è stato straziante e le immagini dei corpi delle vittime, ancora seduti ai tavoli, sono snervanti. Molte delle vittime sono noti giornalisti e attivisti di Gaza, conosciuti da tutta la comunità e da chiunque si sia mai interessato alle attività culturali e artistiche di Gaza”, continua.

Tra le vittime il giornalista Ismail Abu Hatab, un fotogiornalista palestinese, i cui reportage dalla Striscia di Gaza erano stati esposti in una mostra a Los Angeles lo scorso aprile, e la pittrice Frans Al-Salmi. Tra i feriti, invece, la giornalista Bayan Abusultan, la cui foto appena dopo l'attacco, con il volto ancora pieno di sangue, è diventata presto simbolo del crimine commesso ieri da Israele.

Il bar Al Baqa era un luogo frequentato quotidianamente da giornalisti, reporter e fotoreporter proprio perché l’unico con ancora accesso ad internet.

“Quel bar era più di una caffetteria, era al centro di Gaza City, vicino al mare, vicino alle università, sempre pieno di giovani, l’80% delle persone che andavo lì erano studenti, giornalisti, artisti. Avevano internet e i pannelli solari. Da quando è scoppiata la guerra andavamo lì per caricare i telefoni e usare internet, chi voleva scrivere, chi voleva incontrare amici, chi voleva godersi un momento di fresco vicino al mare e uscire dalle tende roventi, andava li. La gente andava ad Al Baqa per cercare un posto tranquillo”, continua Mohammed, “per noi era il posto più bello a Gaza, vicino al mare, vicino agli hotel, ai ristoranti, lì intorno c’erano tutti i palazzi delle organizzazioni internazionali. Ci andavamo sempre anche con i colleghi italiani. Ci portavo la mia famiglia, i miei figli, quando volevamo staccare dal campo di Jabalia li portavo a mangiare lì, i bambini giocavano lì. Quel bar significava per noi tanto, siamo tutti scioccati”.

Ieri tra i giornalisti che scrivevano c’erano anche decine di persone tra cui dei bambini che stavano festeggiando un compleanno. L’attacco contro il bar è stato compiuto dopo che domenica l’esercito israeliano aveva emesso un ordine di evacuazione per  quasi tutta la città di Gaza. Ieri, oltre al bar Al Baqa Israele ha colpito, infatti, vari quartieri residenziali a est della città, il campo profughi di al Shati, e una scuola nel quartiere di Zeitoun, dove si trovavano decine di sfollati. In tutto i bombardamenti israeliani di lunedì hanno ucciso più di 90 palestinesi.

“Al-Baqah era l'equivalente gazawi del Al-Hurriya Café al Cairo, dell'Al-Tijariyyin ad Alessandria, del Taa Marbouta a Beirut, del Jafra ad Amman e dell'Al-Rawda a Damasco”, conclude l’operatore umanitario, “a Gaza il sangue è tutto uguale, ma immaginate se uno di voi accendesse il telefono in pieno giorno per leggere la notizia di un bombardamento aereo che ha smembrato e ucciso persone che conoscevate e frequentavano uno dei caffè sopra menzionati. Questo è lo shock emotivo e psicologico che ogni abitante di Gaza prova oggi, nel ricordare i volti dei propri cari scomparsi ieri e gli anni della propria vita trascorsi seduti agli stessi tavoli che ieri sono stati colpiti”.

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