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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

A Gaza più di 54mila bambini soffrono di malnutrizione acuta: “Non cresceranno mai come avrebbero potuto”

Uno studio di Lancet dice che a Gaza oltre 54mila bambini sotto i 5 anni hanno sofferto di malnutrizione acuta tra il 2024 e il 2025, a causa dei blocchi degli aiuti da parte di Israele. La dottoressa di Emergency Raffaela Baiocchi, ginecologa rientrata da una missione nella Striscia ad agosto 2025, ha spiegato a Fanpage.it la drammatica situazione della mancanza di cibo a Gaza e le sue conseguenze sui più piccoli.
Intervista a Raffaela Baiocchi
Ginecologa di Emergency
A cura di Bianca Caramelli
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La fame a Gaza non è una tragica casualità, ma una realtà imposta che colpisce duramente anche chi rappresenta il futuro: i più piccoli. Uno studio di Lancet dice che tra gennaio 2024 e agosto 2025, sono stati 54mila i bambini sotto i 5 anni che hanno sofferto di malnutrizione acuta.

Il drammatico fenomeno è aumentato costantemente nel corso di questi anni, con picchi nelle fasi di blocco totale o parziale dei rifornimenti alimentari. Sono state le decisioni di Israele a impattare direttamente sulla salute infantile.

Lo ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa di Emergency Raffaela Baiocchi, ginecologa rientrata da una missione nella Striscia di Gaza ad agosto 2025.

Raffaela Baiocchi
Raffaela Baiocchi

"Alcuni bambini non cresceranno mai come avrebbero potuto. Più sono piccoli, più la malnutrizione impatta in maniere difficili o impossibili da recuperare. Sarà leggermente più facile solo o per quelli un po' più grandi o per quelli che hanno subito forme meno prolungate di malnutrizione", ha spiegato la Dottoressa. "La categoria più fragile è sicuramente quella dei bambini sotto i 2 anni".

Anche con il cessate il fuoco, sarà dunque difficile rimettere in sesto la salute di questi bambini. Il loro futuro sarà per sempre segnato dalla mancanza di cibo di questi anni, dovuta principalmente all'assenza degli aiuti. "Senza il cibo che arriva dall'esterno a Gaza non ce n'è altro, o comunque ce n'è pochissimo".

La Striscia non è mai stata completamente autosufficiente dal punto di vista alimentare già da prima del 7 ottobre. "C'erano delle aree dedicate alla coltivazione e all'allevamento, così come un'attività di pesca, ma comunque c'era già bisogno dell'importazione".

Poi, la situazione è solo peggiorata. "I terreni sono stati devastati, ho visto con i miei occhi serre distrutte. Alcune rimaste in piedi sono state adibite a scopi come quello di ospitare i rifugiati dei bombardamenti".

Così la popolazione si è trovata senza cibo "sia a causa delle interruzioni degli aiuti alimentari sia a causa della perdita delle scorte di cibo dopo la distruzione delle case".

Durante il blocco totale degli aiuti da marzo a maggio, il cibo veniva solo venduto a prezzi esorbitanti sul mercato nero. Eppure il modo per farlo entrare c'è sempre stato. "Io ero a Gaza durante il primo cessate il fuoco" spiega la ginecologa. "Il giorno prima non si trovava nulla, miracolosamente il giorno dopo sono comparsi degli aiuti. Questo perché sono tornati a funzionare i trasporti di terra, che riescono a portare più cibo e sono più economici, a differenza di quelli aerei". E questa possibilità era stata interrotta da deliberate scelte politiche di Israele.

Bisogna anche pensare che gli aiuti alimentari non bastano di per sé. "Senza corrente, senza poter cucinare, non c'è modo di trasformare pacchi di farina o riso in pasti commestibili" dice ancora Baiocchi. Poi, "oltre a pensare alla quantità di aiuti, bisogna anche pensare alla loro natura". Sono tanti i nutrienti che servono a un'alimentazione completa, soprattutto nel contesto della crescita.

"Il programma nella Striscia per i bambini malnutriti dai 6 mesi ai 5 anni, finanziato da Unicef, prevede la somministrazione di cibo terapeutico. Si tratta di bustine contenenti una pappa di noccioline e arachidi, cui vengono aggiunti altri nutrimenti. Ma non tutti la accettano, perché non si tratta di un sapore palatabile per i bambini. Così, questi ultimi prima di essere inseriti nel programma devono essere sottoposti al test dell'appetito" in modo da capire se mangeranno questo cibo emergenziale.

"Ricordo che quando ero in missione c'era un bambino di poco più di un anno" spiega la dottoressa "che si rifiutava di mangiare queste bustine. Così, per nutrirlo abbiamo dovuto utilizzare i biscotti terapeutici, destinati invece alle donne malnutrite". Questo è solo un esempio delle difficoltà che i medici nella Striscia hanno incontrato nello gestire i casi di malnutrizione infantile, soprattutto dei bambini sotto i 2 anni, cui è difficile spiegare certe cose.

E nonostante l'accordo di pace, la situazione rimane fragile. Come spiega Emergency, la fase di ricostruzione dovrà tenere conto degli strascichi di tutto quello che è successo negli ultimi due anni, tra cui appunto le drammatiche condizioni di fame.

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