“A Gaza ho visto l’inferno: bimbi mangiare foglie degli alberi, civili bombardati e privati della dignità”

Quando ha letto delle decine di soldati israeliani in vacanza in Italia per rilassarsi e recuperare energie, tirando per un po' il fiato dall'estenuante "stress da genocidio", Mattia Bidoli – operatore umanitario di 40 anni dell'ONG tedesca Cadus specializzato in evacuazioni mediche e da poche settimane tornato dall'inferno di Gaza – ha provato vergogna e imbarazzo. Vergogna per la complicità italiana con i crimini di guerra commessi dagli IDF nella Striscia, e imbarazzo per il comportamento del governo del nostro Paese, che un giorno esprime solidarietà ai palestinesi e il giorno dopo protegge i soldati che li stanno sterminando.
"Sono un operatore umanitario e fotografo", racconta Mattia a Fanpage.it. "Negli ultimi anni ho lavorato tra Ucraina, Siria, Turchia e nell'ultimo anno, da maggio 2024, sono stato a Gaza per occuparmi di medevac, le evacuazioni mediche. Ogni volta che un bambino viene portato in Italia per cure mediche, siamo noi operatori che lo portiamo fuori. È per questo che quando leggo certe cose mi sale la rabbia, perché so quello che c'è dietro le medical evacuations, so quanto spesso vengano fatte solo per operazioni di PR, e la trovo una cosa assurda".

Cosa intendi per "fatte solo per PR"?
Pubbliche relazioni, propaganda. Le evacuazioni mediche funzionano così: un dottore a Gaza deve certificare che un bambino non può essere più trattato all'interno della Striscia. Da lì viene avviata una pratica, ma è Israele che deve dare il green light o red light su questa persona – magari il bambino sì ma i genitori no, senza specificare perché, senza dire il motivo del rifiuto per altri. Poi bisogna trovare un ospedale che accolga queste persone. Mi ha fatto letteralmente vomitare vedere un bambino a cui hanno ucciso il padre essere portato in Italia per fare PR, ovvero pubbliche relazioni, propaganda da quattro soldi: con una mano prendiamo il bambino, ma con l'altra mano diamo le tecnologie e i mezzi per distruggere e uccidere la sua famiglia.
Ti riferisci a un caso in particolare?
Sì, ad esempio a quello di Adam, figlio della pediatra Alaa al-Najjar, a cui un bombardamento israeliano lo scorso 24 maggio ha portato via il marito e 9 figli. Lo scorso giugno il piccolo è stato evacuato in Italia ed accolto dal Ministro Tajani a telecamere spianate. Ho partecipato a quell'operazione di evacuazione medica, so come sono andate le cose. Questo bambino non faceva parte del convoglio iniziale, è stato aggiunto all'ultimo perché è stata fatta pressione politica per averlo. Evidentemente al governo serviva una storia forte da vendere all'opinione pubblica. Quando c'è la volontà politica si possono fare certe cose.

In cosa Gaza è diversa dalle altre guerre che hai visto?
Non è una guerra, semplicemente. Quando vado in Ucraina, c'è l'esercito russo, c'è l'esercito ucraino e combattono. Sì, la Russia bombarda spesso anche i civili, ma non è la stessa cosa, gli ucraini possono fuggire attraverso la Romania o la Polonia. A Gaza è il contrario: ci sono civili intrappolati in una piccola striscia di terra. Non solo vengono bombardati, ma vengono privati di tutto quello che rende una vita dignitosa. Non ho mai visto una cosa del genere in tutta la mia vita. Chiamarlo genocidio non basta… viene proprio da chiamarlo inferno, perché non esiste un'altra parola per descrivere quello che ho visto.
Ad esempio?
Coi miei colleghi mi sono occupato prevalentemente di evacuazioni mediche: andiamo anche nella zona nord di Gaza, siamo stati l'ultimo team ad andare nel nord della Striscia. Quando diciamo che vogliamo recarci in un ospedale per tirare fuori le persone e le attrezzature che sono ancora dentro, l'IDF fa di tutto per metterci in condizione di fallire. Non ti dicono di non andare, ma ti fanno arrivare all'holding point e ti fanno aspettare otto, dieci ore prima di darti il consenso. Così per noi diventa troppo tardi – magari sono le sette di sera e diciamo no, non possiamo andare perché è troppo pericoloso.
Io ho visto bambini mangiare le foglie degli alberi. Ho colleghi – il nostro team è metà internazionale e metà palestinese – che non prendono giorni liberi da quasi due anni perché sono medici. Ho colleghi che mi hanno consegnato le loro ultime volontà: "Se non torno, questo è quello che devi divulgare". Ho perso amici giornalisti, operatori umanitari, dottori.
È una cosa inumana. Quando lavori negli ospedali sei abituato all'odore di disinfettante, ma la prima volta che ho sentito l'odore dei bambini carbonizzati dentro una struttura sanitaria ho detto: questo non è normale. Vedere così tanti bambini, così tante donne, così tanti colleghi della Croce Rossa palestinese e medici morti…

Tu lavori anche come mago. Come si inserisce questo nella tua attività umanitaria?
Ho cominciato facendo il clown negli ospedali. Con la Croce Rossa palestinese, con MSF o con il WHO facciamo anche interventi di mental health. In luoghi come Gaza non c'è più scolarizzazione, non ci sono più attività per i bambini, non c'è più niente, e i minori soffrono tremendamente. Abbiamo fatto un programma con la Croce Rossa palestinese dove, affiancato da loro insegnanti e psicologi, usiamo la magia come strumento per la salute mentale per 30-40 minuti: andiamo nei campi o nelle strutture a fare spettacoli per bambini e adulti. Ho anche insegnato queste tecniche ai loro operatori perché possano farlo a loro volta.
Quello che tu descrivi è un vero e proprio inferno, e lo confermano ogni giorno anche i report ufficiali dell'ONU e di innumerevoli ONG. Provi rabbia a sapere che l'Italia accoglie e protegge soldati israeliani in vacanza nel nostro Paese?
La trovo una cosa veramente imbarazzante. Il governo italiano si vanta di essere neutrale, ma in realtà è complice. Questi soldati dell'IDF che vanno nelle Marche o in Sardegna non sono semplicemente in vacanza: vengono per alleviare il loro stress da guerra.
Questo per me non è turismo, è impunità garantita nel nostro Stato. È lo Stato italiano che li legittima, li ospita e li "ripulisce" dall'orrore che commettono ogni giorno e di cui si vantano pubblicamente. Quando lasciamo entrare e diamo protezione ai soldati dell'IDF, diventiamo complici di tutto questo. Trovo inaccettabile che ci siano due pesi e due misure: l'Italia non prenderebbe mai e poi mai i soldati russi, però i soldati israeliani li ospitiamo e li proteggiamo. Questo significa essere complici. Queste persone erano a Gaza a fare quello che tutto il mondo vede, quello che anche loro raccontano – perché l'IDF non si nasconde. Ci sono video documentati di questi soldati che si vantano su social degli orrori che commettono, che fanno baby shower e gender reveal facendo esplodere case piene di bambini. E poi vengono ospitati in Italia e protetti dalla Digos.
Se dovessi spiegarlo ai miei nipoti di 12 anni, non riuscirebbero a capirlo. Mi vergogno come italiano, mi vergogno come operatore umanitario. Ho perso molti amici e colleghi, e l'idea che chi li ha uccisi venga poi in vacanza in Italia e venga protetto dalla nostra polizia mi fa gelare il sangue.