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Conflitto Israelo-Palestinese

A Gaza guerra, fame e malattie potrebbero uccidere oltre 85mila palestinesi nei prossimi 6 mesi

Uno studio della Johns Hopkins University e della London School of Hygiene and Tropical Medicine ha stimati che, agli attuali 30mila morti accertati nella Striscia di Gaza, potrebbero aggiungersene nei prossimi mesi altri 85mila a causa dei bombardamenti, della fame e delle malattie.
A cura di Davide Falcioni
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Oltre 30mila palestinesi morti e 68mila feriti. Eppure il bilancio del massacro nella Striscia di Gaza è destinato a crescere a dismisura nei prossimi mesi non solo a causa delle bombe, ma anche delle malattie che si stanno diffondendo in uno dei luoghi più densamente abitati del pianeta e della fame che attanaglia centinaia di migliaia di persone. A stabilirlo un approfondito studio condotto dai ricercatori del Centro per la Salute della Johns Hopkins University e della London School of Hygiene and Tropical Medicine, che nei giorni scorso hanno pubblicato un rapporto che prevede quante persone cesseranno di vivere a Gaza nei prossimi sei mesi.

I dati della Johns Hopkins University e della London School of Hygiene and Tropical Medicine

Gli autori, dati alla mano, hanno stimato le cosiddette morti in eccesso, che comprendono i decessi direttamente dovuti alla campagna di guerra di Israele e quelli "indiretti", causati cioè da fattori come malattie e mancanza di accesso alle cure mediche. Se la guerra continuasse fino al 6 agosto – con Israele che insisterà a bombardare aree densamente popolate limitando l'accesso a cibo e medicine – i ricercatori prevedono tra 58.260 e 66.720 morti oltre ai 30mila già accertati. Qualora la guerra dovesse intensificarsi, gli autori prevedono che il bilancio delle vittime potrebbe salire tra 74.290 e 85.750 nei prossimi sei mesi.

Tuttavia, anche se le parti iniziassero immediatamente una tregua, i ricercatori prevedono che nei prossimi sei mesi moriranno comunque tra 6.550 e 11.580 persone a causa della distruzione del sistema sanitario di Gaza, del diffondersi di malattie infettive e per le mancate cure ai malati oncologici e a coloro che sono affetti da patologie croniche gravi. In particolare la previsione più bassa di vittima si basa sul presupposto che non si verifichino epidemie di malattie infettive. Con un’epidemia di colera, morbillo, poliomielite o meningite, la cifra sarebbe di 11.580 morti.

"Morti che non si sarebbero verificate senza la guerra"

Paul B. Spiegel, docente della Johns Hopkins University e direttore del Centro per la Salute Umanitaria nonché uno degli autori del rapporto, ha spiegato che "le morti in eccesso sono quelle non si sarebbero verificate se non ci fosse stato questo conflitto. Abbiamo fatto alcune ipotesi. Ad esempio, la limitazione dell’accesso all’insulina ha e avrà un impatto grave per le persone e i decessi aumenteranno. Allo stesso modo, ogni anno si verificano malattie infettive endemiche e non potranno che diffondersi maggiormente in una situazione di sovraffollamento, mancanza di acqua e servizi igienico-sanitari e mancanza di cure come attualmente accade a Gaza".

Spiegel evidenzia che anche con il cessate il fuoco ci saranno ancora molte morti a Gaza. "La situazione è davvero grave – afferma – ci sono molte persone con ferite traumatiche che potrebbero infettarsi e non poche di loro moriranno. Oltre a ciò, continueranno a verificarsi malattie infettive e potenzialmente alcune epidemie. Inoltre, c’è una popolazione malnutrita. Abbiamo un sistema sanitario che funziona pochissimo (a causa dell’offensiva militare israeliana, ndr) e strade e infrastrutture distrutte. E la ricostruzione richiederà del tempo".

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Francesco Checchi, professore di epidemiologia e salute internazionale presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha spiegato lo scopo dello studio: "Non si tratta di un messaggio politico o di una campagna di sensibilizzazione. Volevamo semplicemente mettere questi dati in evidenza nella mente delle persone e sulle scrivanie dei responsabili delle decisioni in modo che si possa dire a posteriori che quando sono state prese queste decisioni, c’erano alcune prove disponibili su cosa avrebbero prodotto in termini di vite umane".

Il dott. Checchi e i suoi colleghi hanno stimato l’eccesso di morti previsto sulla base dei dati sanitari disponibili per Gaza prima dell’inizio della guerra e di quelli raccolti durante gli oltre quattro mesi di bombardamenti incessanti da parte di Iseaele. Il loro studio prende in considerazione i decessi per lesioni traumatiche, malattie infettive, cause materne e neonatali e malattie non trasmissibili per le quali le persone non possono più ricevere farmaci o cure, come la dialisi.

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