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Opinioni

A che gioco stanno giocando Trump, Putin e Xi? La nuova puntata di DIRECT, il podcast del direttore

Cos’è cambiato dopo l’incontro tra Trump e Zelensky ai funerali di Papa Francesco? E c’entra qualcosa con la presenza di Xi Jinping a Mosca in occasione della Parata della Vittoria? Proviamo a capire, assieme a Paolo Magri di Ispi, le strategie dei tre leader.
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DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui), ma abbiamo reso alcuni episodi disponibili per tutti su Spotify a questo link.

Oggi rispondiamo alla domanda di Noemi:

“Come cambia ora la posizione degli USA visto che Putin prima ospita Xi subito dopo le scene con Zelensky al funerale del Papa in Vaticano e poi passa due ore al telefono con Trump?

Allora, piccola premessa: i chiari di luna e i colpi di scena nei rapporti tra Trump, Putin e Xi Jinping sono tali e tanti che fanno invidia a un film d’amore francese o a una telenovela brasiliana. Quindi è possibile che tra il momento in cui io sto registrando questo podcast e quello in cui tu lo stai ascoltando sia cambiato ancora tutto.

Per questo, più che attaccarci a quanto accade giorno per giorno forse vale la pena ragionare sulle strategie di lungo periodo di ciascuno dei tre leader in questione.

Partiamo dai due fatti che Noemi cita nella sua domanda. L’incontro tra Trump e Zelensky in occasione dei funerali di Papa Francesco, lo scorso 26 aprile. La partecipazione di Xi Jinping alla parata del giorno della vittoria sulla piazza rossa di Mosca, a fianco di Vladimir Putin, lo scorso 9 maggio. E la telefonata di due ore tra Trump e Putin dello scorso 19 maggio.

Sono eventi che non solo Noemi ha messo in relazione tra loro.

Trump si riavvicina a Zelensky dopo averlo brutalizzato alla Casa Bianca, dopo avergli tagliato ogni aiuto militare, dopo avergli imposto un accordo sulle terre rare e dopo aver iniziato a trattare direttamente con Putin.

E allora ecco che Putin si riavvicina a Xi Jinping e chiude a ogni possibilità di cessate il fuoco in Ucraina. Così come Xi Jinping si riavvicina a Putin in risposta alla guerra dei dazi messa in moto da Trump contro la Cina.

E allora, di nuovo, ecco che Trump si riavvicina a Putin, e viceversa, immaginando un memorandum tra Russia e Ucraina che ponga le basi per un cessate il fuoco tra i due Paesi.

Ma sono davvero eventi correlati? E soprattutto: come cambiano le prospettive di pace tra Russia e Ucraina e i rapporti tra Stati Uniti e Cina, dopo questi eventi?

Andiamo con ordine.

Prima risposta: non sono necessariamente eventi correlati. Anzi, azzardiamo: anche se non ci fosse stato lo storico incontro tra Trump e Zelensky nei corridoi vaticani, Xi Jinping avrebbe comunque presenziato alla parata militare di Putin. E che la telefonata tra Putin e Trump ci sarebbe stata anche se Xi Jinping non fosse andato alla parata del 9 maggio da Putin

Come mai? A spiegarcelo è Paolo Magri, presidente di Ispi, uno dei più importanti esperti italiani di geopolitica

E per spiegarlo bene, bisogna partire dalla Cina: “Si attribuiva a Enrico Berlinguer l’idea del Pci come partito contemporaneamente di lotta e di governo – spiega Magri -. La Cina è un po’ tutto ciò: potenza emergente che si allea con tutte le potenze revisioniste per trarre vantaggio nell’indebolire l’ordine attuale che è un ordine occidentale. Ma in quanto grande potenza economica e politica e attore di questo mondo, ha tutto l’interesse a esserne parte, a difendere la globalizzazione, il commercio e la stabilità”.

In altre parole: la Cina gioca su due tavoli.

Il primo tavolo è quello della “nuova guerra fredda con gli Stati Uniti”. Una guerra che la Cina non vuole combattere da sola. Per questo la Russia è un partner essenziale. E non solo la Russia, peraltro. Sul palco della Piazza Rossa non c’era solo Xi Jinping. C’era ovviamente il bielorusso Lukashenko. Ma c’erano anche  il serbo Vucic, il brasiliano Lula, il venezuelano Maduro, l’egiziano Al- Sisi, l’armeno Pashinyan, il palestinese Abbas e lo slovacco Fico, unico leader di un paese dell’unione europea.

Non solo: da quando è salito al potere Trump la Cina teme un riavvicinamento tra Mosca e Washington, che rischierebbe di isolarla. Il segnale che più preoccupa Xi Jinping, in questo senso, non sono i colloqui di pace in Ucraina, che per quanto siano arrivati a un punto a cui mai prima d’ora ci si era avvicinati, sono ancora in alto mare.

Quanto piuttosto che la Russia possa intensificare ulteriormente i rapporti con la Corea del Nord e fare da mediatrice tra Pyongyang e Washington, tagliando fuori Pechino.

Una questione che sembra lontanissima, a nostri occhi, ma che nel gioco geopolitico è fondamentale. Ricordiamo che la Corea del Nord è una potenza nucleare. Ed è l’unico Paese al mondo che confina contemporaneamente con la Cina, con la Russia e con uno dei più stretti alleati americani, la Corea del Sud. Che infatti ospita sul suo territorio 28mila soldati a stelle e strisce.

Dicevamo, però, che la Cina gioca su due tavoli.

Sì, perché contemporaneamente, come ci ha raccontato Paolo Magri, la Cina si sta dando un gran daffare per legittimarsi come un attore geopolitico affidabile e responsabile, in contrapposizione con il caos generato da Donald Trump. Da quando è iniziata la guerra dei dazi con gli Usa, la Cina ha firmato oltre 100 accordi di cooperazione economica. E in occasione della visita del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez a Pechino – era lo scorso aprile – Xi ha affermato che Cina ed Europa dovrebbero difendere congiuntamente la globalizzazione contro chi porta avanti "atti unilaterali di prepotenza". Avete capito a chi si riferiva, no?

Ecco, appunto. Parliamo di Trump. Che pure lui, come Xi Jinping, gioca su due tavoli.

🎧 Abbonati per ascoltare l'episodio 17 per l'approfondimento completo.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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