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Egitto, attentato in una moschea, bombe e spari sui fedeli: 305 morti, 27 sono bambini

E il bilancio delle vittime pare destinato a salire. Secondo testimoni, i terroristi avrebbero puntato i fedeli, che erano riuniti per la preghiera del venerdì islamico, lanciando bombe e spari all’impazzata. Gli ospedali della zona, nel nord del Sinai, hanno dichiarato lo stato di emergenza.
A cura di Ida Artiaco
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È di almeno 305 morti – 27 dei quali bambini – il bilancio di un attentato verificatosi questa mattina, venerdì 24 novembre, in una moschea nel nord del Sinai, in Egitto, nella zona di al Rawda. Lo scrive un banner della tv di Stato egiziana di all news, Nile News, indicando col termine religioso islamico di "martiri" le vittime, aggiungendo che altre 128 persone risultano ferite. "Ci vendicheremo, le forze armate risponderanno con forza brutale", ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. "Questo attentato non fa altro che renderci che più solidi, più forti e più uniti nella nostra lotta contro il terrorismo. La tristezza e il dolore che provano ora gli egiziani non sarà vano, da qui troveranno la forza per combattere l'estremismo", ha proseguito il capo di Stato egiziano.

L'attacco è stato condotto piazzando una bomba all’interno del luogo di culto e sparando a raffica sui fedeli che fuggivano dopo l'esplosione. Gli ospedali della zona hanno dichiarato lo stato d'emergenza, in particolare quelli del territorio di Bir el Abed. Un forte boato sarebbe stato registrato anche all'esterno della moschea al momento dell’uscita dei fedeli, che si erano riuniti per la preghiera del venerdì islamico.

Alcune fonti anonime hanno raccontato all'Ansa che queste persone "sono state prese di mira dai terroristi che li aspettavano davanti alla porta di ingresso dell'edificio e avrebbero continuato a sparare anche sulle ambulanze che nel frattempo erano arrivate per dare i primi soccorsi". In quest'area sarebbe attivo un gruppo jihadista affiliato all'Isis, già responsabile di altri attacchi simili, ma l'attentato non è stato ancora rivendicato. Ciò che è certo è che la moschea colpita "è frequentata dalla tribù Sawarka, la maggiore del nord del Sinai e, in generale, conosciuta per la sua collaborazione con l'esercito e le forze dell'ordine" nella lotta proprio contro lo Stato Islamico. Intanto, il presidente egiziano al-Sisi ha convocato una riunione d'emergenza con i responsabili della sicurezza.

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