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Manovra, rimodulazione delle aliquote Irpef non sarà nella legge di bilancio: partirà solo dal 2021

Per il 2020 il progetto del governo è quello di mettere in campo una riforma fiscale, con una legge delega che modifichi sia l’Irpef che l’Iva. Ma Conte e Gualtieri contano di lavorare sulla rimodulazione degli scaglioni e delle relative aliquote Irpef solo dopo la manovra di bilancio. I primi effetti della riforma si vedrebbero quindi solo a partire dal 2021.
A cura di Annalisa Cangemi
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In arrivo una riforma fiscale, con una legge delega che modifichi sia l'Irpef che l'Iva. La proposta per il 2020 arriva da Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'economia Roberto Gualtieri hanno spiegato ai rappresentanti della maggioranza di voler mettere in campo la riforma solo dopo la legge di bilancio. La rimodulazione delle aliquote Irpef, che avrebbe portato a una riduzione delle tasse dovrà quindi aspettare. L'intervento riguarderebbe non solo gli scaglioni Irpef ma anche l'Iva.

Il premier Giuseppe Conte e il titolare del Mef Gualtieri a hanno annunciato al termine del vertice di maggioranza sulla manovra, che si è svolto questa volta senza troppe tensioni e scontri accesi, che lavoreranno quindi a una legge delega di riforma complessiva sia dell'Irpef che dell'Iva, da approvare nei primi mesi del 2020 per avere un regime fiscale nuovo nel giro di 12 mesi. Gli effetti si avranno quindi solo nel 2021. L'ipotesi è quella di ridurre da 5 a 3 gli scaglioni Irpef, e modificare di conseguenza le relative aliquote.

L'idea per la rimodulazione dell'Irpef per il M5s è quella di pensare a un primo scaglione per i redditi fino a 15mila euro, con un'aliquota Irpef al 27,5%; un secondo scaglione per i redditi fino a 28mila euro, con un'aliquota Irpef al 31,5%; e un terzo scaglione per i redditi oltre 38mila euro, con aliquota Irpef al 42/43%.

La proposta piacerebbe molto ai renziani, che hanno più volte sollevato il tema. L'annuncio ufficiale potrebbe essere dato oggi, forse dopo un'ulteriore riunione che servirà a fornire nuovi dettagli sulla manovra. E c'è chi parla di rinnovata sintonia tra Leu, Pd, Italia viva e M5s. Un segnale di ritrovata sintonia, anche fra Partito democratico e Movimento. Fonti di Palazzo Chigi assicurano che nel vertice "c'è stata piena intesa politica per confermare tutte le misure di sostegno per la modernizzazione del Paese, per favorite la digitalizzazione e la svolta green, per sostenere le famiglie e il welfare, per rafforzare la crescita delle imprese, per sostenere gli investimenti e semplificare la fiscalità degli enti locali".

Prova di una pace fatta tra Pd, M5s e renziani è una dichiarazione di Luigi Marattin, su un punto della manovra: "Il problema delle false cooperative è una piaga, ma non può essere risolta andando a gravare di compiti burocratici le imprese sane. Sul decreto fiscale abbiamo qualche problema residuo su quella norma che impone alle aziende di fare da sostituto di imposta per gli appaltatori. L’abbiamo fatta un po' ammorbidire ma onestamente vorremmo fare qualche riflessione in più se sia giusto attribuire alle imprese una responsabilità che spetta alla Agenzia delle entrate, pur con la giusta finalità di volere combattere le finte cooperative. Su questo ho visto che Buffagni si è accodato alla posizione che abbiamo sostenuto, ma siamo contenti, non siamo gelosi delle nostre posizioni, soprattutto se il M5s condivide questa ulteriore riflessione".

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