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Fiat, nuove proteste contrattuali a Bertone: la fabbrica rossa si schiera contro Marchionne

Fiat di nuovo sul piede di guerra dopo le tensioni il referendum a Pomigliano e la trattativa per il contratto di Mirafiori. Stavolta è dalla fabbrica di Bertone che parte l’allarme contro le manovre economiche dell’Amministratore Delegato, Sergio Marchionne.
A cura di Alessio Viscardi
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Fiat di nuovo sul piede di guerra dopo le tensioni il referendum a Pomigliano e la trattativa per il contratto di Mirafiori. Stavolta è dalla fabbrica di Bertone che parte l'allarme contro le manovre economiche dell'Amministratore Delegato, Sergio Marchionne. Si tratta della “terza guerra contrattuale” che Fiat si trova a combattere nel giro di pochi mesi. Bertone è uno stabilimento simbolo per la lotta operaia, qui Fiom conta il 65% degli iscritti. I dipendenti sono tutti in cassa integrazione da sei anni, ma che si fregia di essere uno dei siti più produttivi e meno assenteisti di tutto il Piemonte. Gli operai di Bertone sono stati dati in prestito ad altre società negli ultimi anni.

Venerdì, circa 1.100 lavoratori si sono radunati in un'assemblea spontanea davanti ai cancelli di Bertone. Hanno votato un documento da presentare al prossimo incontro con i manager della Fiat. Le tute blu hanno votato in massa per il documento stilato dalla Fiom e che prevede la rinuncia di Fiat al “contratto di Mirafiori” a favore di un sistema di monitoraggio del tasso di assenteismo.

Nel 2009, Fiat aveva preso degli impegni con Bertone che prevedevano la produzione di due modelli Chrysler, ma nell'ultimo incontro con i vertici la strategia sembra essere cambiata. Margot Calliero, della Film, afferma che a Bertone si produrrà la Maserati. Il modello “Maseratina”, vettura extralusso dal costo di 50 mila euro. Nei piani di Sergio Marchionne, saranno vendute 50 mila unità di questo modello, ma secondo la Cgil si tratta di stime fin troppo ottimistiche, perché l'anno scorso la Maserati ha venduto circa 6 mila auto in totale.

Bertone era un vero e proprio atelier dell'automobile, come spiega Giorgio Airaudo: “qui le carrozzerie si chiamano, non a caso, abbigliamento. Questa trattativa può essere il terzo atto di un muro contro muro con Marchionne che non porta da nessuna parte”.

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