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FCA, grosso guaio con il fisco: un miliardo di tasse non pagate

Secondo l’Agenzia delle Entrate FCA avrebbe sottostimato di 5,1 miliardi di dollari il valore per l’acquisizione di Chrysler avvenuta nel 2014. Ciò avrebbe generato un mancato gettito fiscale, dovuto alla “exit tax”, la tassazione che l’Italia applica sulle plusvalenze realizzate quando le società spostano le loro attività all’estero, di oltre un miliardo di euro.
A cura di Davide Falcioni
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FCA avrebbe sottostimato di 5,1 miliardi di dollari il valore per l’acquisizione di Chrysler avvenuta nel 2014. E' quanto sostiene l'Agenzia delle Entrate italiana, proprio mentre la società si appresta a fondersi con il gruppo francese PSA. A darne notizia Il Sole 24 Ore, spiegando che la controversia  riguarda la ristrutturazione di cinque anni fa, dopo che l’ex Fiat SpA aveva acquistato la parte finale di Chrysler: un processo durato cinque anni e finito con il completo assorbimento dei brand del car maker americano in bancarotta Dodge, Ram e Jeep. Al culmine della ristrutturazione venne fondata Fca, nella forma societaria attuale con la sede legale in Olanda e la sede fiscale in Gran Bretagna, anziché a Torino, sede storica da oltre un secolo della Fiat.

Il trasferimento della sede aziendale ha generato la cosiddetta “exit tax”, la tassazione che l'Italia applica sulle plusvalenze realizzate quando le società spostano le loro attività all'estero. Come spiega Il Sole all'epoca l'Italia aveva una aliquota d'imposta del 27,5%, di conseguenza Fca rischia ora di dover sborsare arretrati al fisco italiano per circa 1,3 miliardi di euro, anche se i negoziati con l’Agenzia delle Entrate potrebbero ridurre in maniera considerevole la cifra per chiudere il contenzioso. Stando a quanto rivela al quotidiano finanziario una fonte vicina al dossier l’Agenzia delle Entrate all’epoca aveva valutato Chrysler circa 12,5 miliardi di euro, mentre Fiat, seguendo le indicazioni dei suoi consulenti, aveva dichiarato un valore di 7,5 miliardi: 5 miliardi in meno che hanno generato un mancato gettito fiscale significativo.

L’Agenzia delle Entrate non ha commentato la notizia. Nella relazione sui conti del terzo trimestre, datata 31 ottobre, Fiat Chrysler però conferma che è in corso un negoziato con le autorità italiane relativo a un "adeguamento fiscale" relativo a 5,07 miliardi di asset sottostimati soggetti alla “exit tax”, come riportato dal rapporto di audit visionato da Bloomberg. "La società – rivela il documento – ritiene che la sua posizione fiscale rispetto alla fusione sia pienamente supportata dai fatti e dalla normativa fiscale applicabile e difenderà con forza la sua posizione. Al momento, non possiamo prevedere il risultato della controversia, se sarà possibile raggiungere un accordo o se non verrà raggiunto alcun accordo. Pertanto, non siamo in grado di valutare la probabilità che si verifichi una perdita o di stimare un intervallo di possibili perdite", ha detto Fiat.

FCA: "Non condividiamo le considerazioni dell'Agenzia delle Entrate"

"Non condividiamo affatto le considerazioni contenute nella relazione preliminare dell'Agenzia delle Entrate e abbiamo fiducia nel fatto che otterremo una sostanziale riduzione dei relativi importi". Lo sostiene un portavoce di Fca, riferendosi alle richieste dell'Agenzia delle Entrate, la quale l'accuserebbe di aver sottostimato il valore del suo business americano di 5,1 miliardi di euro (5,6 miliardi di dollari) al momento della sua acquisizione di Chrysler. Secondo una fonte vicina alla situazione Fca potrebbe dover restituire 1,3 miliardi di dollari al Fisco italiano. "Va inoltre rilevato – aggiunge il portavoce Fca – che qualsivoglia plusvalenza tassabile che fosse accertata sarebbe compensata da perdite pregresse, senza alcun significativo esborso di liquidità o conseguenza sui risultati". Alla Borsa di Milano Fca attualmente perde lo 0,76%

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