Confindustria: “L’Italia ha toccato il fondo, persi 700mila posti di lavoro”

La crisi economica che ha colpito l'Italia ha toccato il fondo e la tanto attesa ripresa sarà molto lenta e difficile e arriverà solo verso la fine dell'anno. E' l'allarme lanciato da Confindustria presentando oggi i dati raccolti dal Centro studi dell'associazione degli industriali che vedono nettamente al ribasso i numeri sulla crescita del Pil del nostro Paese. Le stime sul Prodotto interno lordo infatti indicano un calo dell’1,9% per il 2013 rispetto alla precedente stima del -1,1% mentre per il 2014 le previsioni sono state limate da +0,6% a +0,5%. "La ripresa è attesa nel quarto trimestre di quest’anno" e non più in estate come preannunciato in precedenza, avvertono da Confindustria, e solo con "un debole recupero" visto che ci sono "nell’economia italiana qua e là segni di fine caduta e, più aleatorie, indicazioni di svolta", ma che "lasciano solo intravedere l’avvio della risalita e non costituiscono solide fondamenta per prevederla".
La crisi occupazionale – Del resto il picco storico della pressione fiscale effettiva, che sarà pari al 44,6% del Pil nel 2013 e rimarrà "insostenibilmente elevato" anche nell'anno seguente, insieme alla caduta dell'occupazione dimostrano che siamo ancora in piena crisi. Secondo il centro studi di Confindustria il tasso di disoccupazione per l'anno in corso sarà al 12,2% mentre per il prossimo anno l'attesa è per un 12,6%. Dall'ultimo trimestre del 2007 al primo del 2013 le persone che hanno perso l'impiego sono 700mila, una cifra, che secondo le stime salirà a 817mila per la fine del 2014. Insomma negli scenari economici ancora non si vedono "i germogli di ripresa che erano ben visibili nella primavera del 2009 e che sbocciarono in estate" ammettono da Confindustria, anche se l'ultimo quadrimestre del 2013 dovrebbe essere quello utile per far ripartire l'economia.
I segnali di ripresa e quelli negativi – Rimangono infatti elementi per sperare in un futuro prossimo come "il minor costo dell'energia che rimpolpa il potere d'acquisto, la conferma dei progressi nel contesto globale, l'affievolimento delle misure di austerity, il conforto di una maggiore stabilità di azione del governo orientata alla crescita e il cauto rinsaldarsi della fiducia". Contro invece giocano il perdurare del credit crunch, la perdita di competitività e le gravi difficoltà del settore costruzioni.