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Lupi si è dimesso: “Nulla da rimproverarmi, lascio il Governo a testa alta”

Come annunciato nella tarda serata di ieri, oggi il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi ha rassegnato le proprie dimissioni.
A cura di Redazione
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Ore 11:20 – Il ministro spiega anche la sua vicenda personale: "Non avevo bisogno di chiedere ad Incalza di intercedere per nessuno, tantomeno per mio figlio, che lavora in America ed è stato mandato a San Francisco dal Politecnico di Milano. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualunque padre, ma la sua assunzione nella società americana non c'entra. Quanto al rolex, è un regalo dei Perotti per la laurea di mio figlio, se lo avessero dato a me lo avrei restituito". Poi conclude amaro: "A sole 72 ore dai fatti decido di dimettermi, dopo aver avuto l'onore di servire con dignità la nostra Costituzione; la mia prima reazione è stata "non ho fatto nulla, perché dovrei dimettermi proprio quando il mio lavoro sta dando i suoi frutti?", ma con il passare delle ore la scelta era chiara: paragonare la ragione per cui ho scelto di fare politica con la scelta che dovevo fare, perché lo scopo della politica è servire il bene comune e se questo passo indietro è modo per rafforzare le istituzioni, allora è la scelta giusta. E in questo momento per me gli affetti vengono prima di tutto e non mi sono mai dimesso né da marito né da padre e non intendo farlo ora […] Lascio il Governo a testa alta".

Ore 11:10 – "I motivi che mi hanno indotto a non rimuovere Ercole Incalza dalla struttura tecnica di missione risiedono dal fatto che, a seguito di verifiche, avevo verificato come lui non avesse subito alcun tipo di condanna né alcun richiamo disciplinare da parte dei ministri che mi avevano preceduto": così Lupi spiega la decisione di confermare il superburocrate ai vertici del ministero.

Ore 11:00 – "Io non sono qui per difendermi da accuse che non mi sono state mosse, né per invocare il garantismo", comincia Lupi, ripetendo di non essere indagato e di non aver commesso nulla di illecito: "Ma sono qui per rispondere con le mie scelte alla responsabilità politica che mi sono assunto". Poi il ministro continua elencando "i fatti di questi 22 mesi, che sono ostinati e smentiscono le opinioni", partendo dalla legge obiettivo "che non è legge criminogena", ma ha garantito vantaggi per tanti cittadini.

L’ufficialità arriverà solo questa mattina, con un intervento alla Camera dei deputati, ma non ci sono più dubbi: Maurizio Lupi lascerà la carica di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Renzi. La decisione, anticipata nel corso della trasmissione televisiva di Rai Uno “Porta a Porta”, arriva dopo l’incontro con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il ministro dell’Interno Angelino Alfano e si inserisce nel tentativo di “rafforzare il Governo”, malgrado “le vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ai cantieri delle grandi opere”.

Non è un mistero che a determinare l’esito di un processo avviatosi con l’arresto dell’ex dirigente ministeriale Ercole Incalza sia stata la volontà di Matteo Renzi, convinto della necessità di evitare di mantenere un elemento di grande debolezza all’interno dell’esecutivo, alle prese con la prova dell’Expo e nel pieno della campagna elettorale per le Elezioni Regionali. Decisive però sono risultate le iniziative dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà e della Lega Nord, che hanno annunciato la presentazione di mozioni di sfiducia individuali: considerato anche l’orientamento della minoranza del Partito Democratico, Renzi ha preferito non correre il rischio di una “sfiducia ufficiale” del Parlamento ai danni di un membro del Governo, evitando allo stesso tempo di chiedere ai suoi parlamentari di “rinnovare la fiducia” a Lupi, che, pur non essendo indagato, risulta politicamente compromesso dalla vicenda portata alla luce dalla magistratura di Firenze.

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