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Domani si assegna il Nobel per la letteratura. Tutti i candidati

Cresce la fibrillazione per l’annuncio di domani, giovedì nove Ottobre. Sapremo quale scrittore è stato scelto per vincere il premio Nobel per la letteratura dall’accademia di Stoccolma.
A cura di Luca Marangolo
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Ormai manca poco. L’anno scorso, la grande autrice canadese Alice Munro aveva sorpreso tutti, meno i grandi intenditori di narrativa contemporanea. È stato un segno  importante: il premio Nobel per la letteratura può essere veramente una manifestazione in grado di promuovere l’eccellenza nel campo della scrittura, e un punto di riferimento per un mondo che ha oggi, nell’era del c.d. Global Novel, ben pochi centri di gravità.

E così anche quest’anno gli accademici di Stoccolma sembrano pronti ad assegnare il premio più prestigioso a uno scrittore intorno al globo. L’annuncio avverrà giovedì mattina e, va da sé, noi ci saremo. Tuttavia è letteralmente irresistibile non speculare, proprio alla vigilia su chi sarà il prossimo. Specialmente se molti dei nomi che circolano in questi giorni nei corridoi di Stoccolma e rimbalzano avanti e indietro fra stampa e bookmaker rischiano di sparire dall’orizzonte, dopo la febbre da Nobel.

Haruki Murakami è il favorito assoluto alla vigilia del Nobel
Haruki Murakami è il favorito assoluto alla vigilia del Nobel

E dunque vediamoli, cominciando dal grande favorito di sempre: Murakami Haruki. È lui l’autore che (forse) vincerà: è quello su cui stanno scommettendo tutti; anche se c’è da dire che era il favorito anche l’anno scorso, e anche quando vinse Vargas Llosa. Murakami è lettissimo: un autore dalla prosa baroccheggiante in grado di costruire narrazioni che fluiscono lungo la pagina come fiumi di  parole e suoni, che si inanellano pagina dopo pagina, storia dopo storia, in un tunnel immaginativo vertiginoso. Il suo talento nel costruire narrazioni complesse composte da giochi di specchi fra  personaggi che si affacciano a dozzine in ogni pagina, i colori e i suoni pop che si fondono ad un piglio sempre onirico sono la mescolanza stilistica che rende la sua firma inconfondibile, specialmente per il  grande pubblico di appassionati che si è conquistato, anche in Occidente. La sua candidatura è  fra l’altro favorita da un ultimo racconto di grande risonanza: Sherazade, che il New Yorker ha pubblicato completo e che tutti gli amanti di Murakami possono leggere online ormai da un po di tempo.

Ma se Haruki Murakami non ha bisogno di presentazioni, in questa gara non mancano i grandi outsider: da più parti si fa il nome di Nungi Wa Thiong’o, un vero simbolo per la letteratura post-coloniale, una letteratura scritta da autori bilingue, come Thiong’o, il quale ha appreso l’inglese del popolo colonizzatore, ma ha scritto romanzi sia in Swahili che in Gyukyu, i due idiomi kenioti. La sua storia si intreccia a doppio filo con quella del Kenya indipendente: visse sulla sua pelle la rivolta Mau Mau, repressa nel sangue dalle truppe coloniali britanniche: rivolta di cui tutt’ora rappresenta un simbolo, e che ha immortalato in alcune delle sue opere più significative: Se ne andranno le nuvole devastatrici, un’opera dal respiro epico, che racconta in una dimensione corale la sollevazione kenyota. In perenne conflitto con il governo Kenyota, di valori e cultura esplicitamente marxisti, l’autore è senza dubbio una grande opportunità, ove premiato, per far assumere al Nobel un nuovo, ulteriore significato globale.

Ma Ngugi non è l’unico degli Outsider: si fanno sempre più insistenti i rumor che vedono un possibile Nobel per la letteratura a una giornalista bielorussa, Svetlana Aleksievich, cronsita dei principali eventi che hanno scandito la storia dell’URSS, dalle guerre fino a Chernobyil e oltre. Come Ngugi, anche la Aleksievich è una perseguitata politica: invisa al regime di Lukaschenko, è fuggita in Francia, a Parigi, dove vive e scrive da tempo. È senza dubbio una candidatura anomala per il Nobel per la letteratura, ma la sua vittoria è tutt’altro che improbabile e percepita da più parti come molto forte.

Ma i nomi non sono finiti qui: alcuni già li conosciamo. Ad esempio l’ormai consacrato

Philip Roth, che l’accademia svedese sembra non aver mai preso in considerazione fino in fondo, anche se il suo nome viene continuamente ripetuto e battuto dalle varie agenzie quando si tratta di assegnare questo prestigioso riconoscimento. Per Roth non sarebbe nient’altro che un coronamento, sarebbe l’ennesima conferma di un successo ormai talmente grande che non necessiterebbe, in fondo, di conferme. Rimane comunque molto forte.

Da non sottovalutare le candidature di due grandi autori come Aissia Djebar e Adonis, un altro grande mai-premiato. La Djebar (è in realtà lo pseudonimo di Fatima-Zahora Imalayene) è una poetessa e romanziera algerina che a messo al centro della sua attività intellettuale la condizione del suo popolo

Adonis
Adonis

intrecciandola con un’attenta riflessione sulla condizione femminile. Djebar  ha studiato e lavora in Francia, e rappresenta un ponte prezioso fra due culture divise da un solco storico e coloniale ancora forte.

Su Adonis non dobbiamo dire molto: poeta prolifico, traduttore, enorme innovatore, ha fuso in una ricerca originale la tensione e l’estetica modernista europea, di cui è imbevuto, con la poesia araba di cui è anche un complesso divulgatore: autore molto tradotto in Occidente, è uno dei versificatori   mediorientali più affermati, letti e conosciuti in Europa: dal carisma indubbio, Adonis potrebbe vincere e la sua candidatura è sempre data come molto, molto forte.

Nomi ce ne sono ancora, da fare: fra gli anglofoni c'è Salman Rushdie, per l’Italia ci sono il sempre presente Umberto Eco, Dacia Maraini ed anche il meno nominato, ma non meno plausibile, Claudio Magris.Documenteremo la vittoria: ma nonostante una rosa così fitta di nomi, tutti meritevoli di ricevere il premio più importante, l’impressione è che la sorpresa, per appassionati, giornalisti e non solo, sia veramente dietro l’angolo.

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