784 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Dolce & Gabbana: evasione fiscale per 1 miliardo di euro

Un’intricata rete di società esterovestite facenti capo alla D&G italiana, studiate per evadere le tasse e ottenere i benefici fiscali per le società lussemburghesi. Gli stilisti Dolce & Gabbana alla sbarra: il gup dovrà decidere sul rinvio a giudizio.
A cura di Alessio Viscardi
784 CONDIVISIONI
dolce e gabbana

Prima udienza preliminare per la maxi-evasione fiscale compiuta dagli stilisti Dolce & Gabbana. Cifre da capogiro: oltre un miliardo di euro sottratti al fisco italiano, secondo la tesi dell'accusa. Durante l'udienza sono state respinte le eccezioni sulle notifiche presentate dalla difesa. Gli stilisti sono accusati di truffa ai danni dello stato, dichiarazione dei redditi infedele e evasione fiscale. I fatti risalgono al 2004/2005, ogni stilista avrebbe occultato redditi per 420 milioni di euro ciascuno. Accusate di complicità altre quattro persone, tra cui il fratello di Dolce. La dinamica dell'evasione, ricostruita dai pm, è molto sofisticata. Il gup Simone Luerti dovrà decidere de le accuse mosse ai due noti stilisti sono abbastanza solide da rimandarli a giudizio. Un difensore d'eccezione per Dolce e Gabbana: Massimo Dinoia, avvocato anche di Ruby Rubacuori. In apertura di processo, la difesa ha chiesto al giudice di considerare nulle alcune notifiche arrivate via fax ai due stilisti, ma il gup ha respinto l'istanza. Così, il provvedimento contro D&G può continuare. La notizia giunge proprio nello stesso giorno in cui viene presentato il rapporto della Guardia di Finanza del 2010.

Dal punto di vista fiscale, gli stilisti hanno già dovuto saldare un conto di 90 milioni di euro con l'Agenzia delle Entrate a causa di tutte le imposte evase. Nei prossimi mesi dovranno saldare per intero la multa di 400 milioni di euro a testa. Una complicata architettura finanziaria ha permesso ai due di nascondere i propri redditi. La società italiana D&G si sarebbe nascosta al fisco travestendosi da società del Lussemburgo – noto paradiso fiscale in cui è garantito l'anonimato per la proprietà delle aziende – in questo modo poteva sottrarsi alle tasse italiane e godere di alcuni privilegi fiscali. Una classica struttura a scatole cinesi, la cui testa è in Lussemburgo: si tratta della Dolce&Gabbana Luxembourg, che è proprietaria al 100% della società Gado S.à.r.l. diretta da Domenico Dolce, Alfonso Dolce e Cristiana Ruella.

Si ipotizza l'illecito di “ingiusto profitto” quando nel 2004, la D&G italiana cede il diritto di sfruttamento dei marchi creati da dolce e Gabbana alla Gardo S.à.r.l. per l cifra di 360 milioni di euro. Il pm Laura Pedio sospetta la “sottrazione all’obbligo del pagamento delle imposte per l’anno 2004 a titolo di Iva di 6 milioni di euro, a titolo di Irap di 1.346.687, a titolo di Ires di 7.456.629; per l’anno 2005 a titolo di Iva 13.331.617, a titolo di Irap 1.749.393, a titolo di Ires 13.583.522, in relazione alle dichiarazioni della Gado S.à.r.l.”.

L'elenco delle tasse evase da D&G è lungo, grazie ad una rete di società controllate da familiari e collaboratori. Cristina Ruella, amministratore della Gado, e Giuseppe Minoni, direttore amministrativo di Dolce & Gabbana srl, avrebbero gestito la Gado dall'Italia con email e dipendenti inviati in Lussemburgo. Alfonso Dolce avrebbo svolto un ruolo puramente formale di amministratore della suddetta Gado, ma ad architettare tutta la struttura economica sarebbe stato il fiscalista Luciano Patelli, che si sarebbe occupato di creare una veste estera per attività svolte in Italia.

L'accusa mossa contro Dolce e Gabbana è di aver ceduto i marchi di cui erano titolari alla Gado ad un prezzo inferiore a quello di mercato.

784 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views