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Delitto Pordenone, il procuratore: “Ruotolo è l’unico indagato”

Non ci sono altri indagati per l’omicidio della coppia di Pordenone.
A cura di Biagio Chiariello
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UPDATE ore 19.40 – Marco Martani, capo  della Procura di Pordenone, ha smentito  le ipotesi circolate che volevano altri due soggetti iscritti nel registro degli indagati per il duplice omicidio. Non c'è quindi nessun altro indagato oltre al commilitone di Trifone Ragone nella vicenda dell'assassinio del militare e della sua fidanzata Teresa Costanza. Il magistrato ha precisato che effettivamente due nomi erano entrati nel perimetro delle indagini, ma si è trattato esclusivamente di un atto dovuto per consentire la perquisizione e i due sono subito usciti dall'inchiesta. "Ogni altra ipotesi è sciacallaggio" ha sottolineato il procuratore Martani. Infatti, Giosuè Ruotolo condivide l'abitazione con altre due persone. I carabinieri del Ris nei giorni scorsi hanno effettuato una meticolosa perquisizione e precisi rilievi in quella casa in cui abitano appunto tre persone.

“Teresa Costanzo la conoscevo di vista, qualche volta venne in appartamento. Trifone, dopo che aveva lasciato via Colombo, lo vedevo in caserma. Ognuno ha la sua vita”. Giosuè Ruotolo, il 26enne sospettato per il duplice omicidio di Pordenone, ha provato a respingere le accuse, sostenendo di non frequentare da tempo il suo commilitone ed ex coinquilino e di conoscere a malapena la fidanzata. Eppure la versione dell’unico indagato ieri ha trovato una duplice smentita, quella del padre del caporalmaggiore ucciso e quella di una ristoratrice.

Il padre di Trifone e la ristoratrice smentiscono l'indagato

E’ quanto scrive, infatti, il Messaggero Veneto, che riporta le dichiarazioni del signor Francesco Ragone: Trifone, Teresa e Giosuè “si frequentavano, anche dopo il trasloco. Non so con quale frequenza, ma credo spesso. In alcuni locali di Pordenone li conoscevano bene, tutti e tre. Vi passavano un po’ di tempo, per una pizza o un aperitivo”. Uno di questi locali è l’osteria La Parada di via Molinari. Il quotidiano locale ha contattato la titolare Julia Elena Berroa: “A volte venivano loro tre, a volte con altri amici. Di solito arrivavano dopo le 20, finito l’allenamento, e sedevano sul divanetto nel giardino esterno” ricorda la donna, che poi si riferisce a Ruotolo quando dice: quel ragazzo “faccia d’angelo non me lo riuscirei ad immaginare mentre punta una pistola contro due amici. No, mi sembra impossibile. E spero che sia impossibile”.

Nel frattempo le indagini sull’omicidio di Trifone e Teresa proseguono: gli inquirenti hanno cominciato gli accertamenti su Pc, telefoni, e gli altri supporti tecnologici di Giosuè Ruotolo. Nel frattempo, racconta l’Ansa, gli investigatori stanno lavorando sulla pistola Beretta 7.65 rinvenuta nel laghetto del parco di San Valentino e che la perizia balistica ha stabilito essere proprio l’arma che ha ucciso i fidanzati fuori dalla palestra lo scorso marzo.

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