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Decreto Pa: via libera della Camera, ora passa al Senato

Approvato da Montecitorio il Decreto legge sulla pubblica amministrazione che ora passa all’esame del Senato.
A cura di Antonio Palma
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La Camera ha approvato con 286 voti favorevoli, 132 contrari e 2 astenuti il decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione, per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari. Ora il testo passa al Senato, che ha tempo fino al 23 agosto per convertirlo in legge. Il via libera è arrivato oggi pomeriggio dopo che la scorsa notte la Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge con 346 sì , 176 no e 10 astenuti. Il testo approvato prevede delle novità rispetto alla bozza presentata dal Governo. Ad esempio la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici entro i 50 chilometri rimane, ma sarà un decreto attuativo a definirne i criteri, dopo la consultazione con i sindacati.  Le amministrazioni pubbliche in caso di esubero di personale potranno pensionare i dirigenti a 62 anni, ma la regola non vale per i primari e i professori universitari che potranno restare in servizio fino a 68 anni. I pensionati poi potranno fare consulenze, ma soltanto per un anno e dovranno essere gratuite.

Norma per i 4mila esodati della scuola

Nel decreto è previsto il rafforzamento dei poteri dell'Anac, l‘organismo anti corruzione guidato da Raffaele Cantone, sulla base anche di alcune indicazioni date dallo stesso magistrato. Tra le misure principali c’è la possibilità di commissariamento delle aziende che gestiscono appalti di forniture o dei concessionari di lavori pubblici e servizi anche in assenza di procedimento penale. Nel dl sulla Pa è stata anche individuata la soluzione per i circa 4mila esodati della scuola. In pratica  è stato confermato il ritorno della somma dell'età anagrafica e dei contributi per il pensionamento con le regole pre-Fornero. Ma questa norma è quella più contestata dal Ministero dell’Economia e potrebbe essere cambiata a Palazzo Madama. Se così fosse il decreto dovrebbe poi tornare a Montecitorio in terza lettura.

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