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Curdi e Isis: la Turchia chiede intervento Nato. Convocata riunione domani

E’ stato convocato per domani un vertice della Nato per discutere di eventuali interventi contro Stato Islamico e ribelli curdi.
A cura di Davide Falcioni
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Si terrà domani a Bruxelles un vertice della Nato dopo la richiesta della Turchia di discutere di eventuali operazioni militari contro lo Stato Islamico e i curdi del PKK, il partito dei Lavoratori che negli ultimi mesi si è distinti in Siria per essere un baluardo contro l'avanzata dell'Isis: "Il Consiglio del Nord Atlantico (…) si riunira martedì 28 luglio su richiesta della Turchia, per tenere consultazioni secondo l'articolo 4 del Trattato di Washington", ha annunciato con una nota il segretario generale della Nato. "La Turchia ha richiesto l'incontro a fronte della gravità della situazione, dopo gli efferati attacchi terroristici degli ultimi giorni, e anche per informare gli Alleati delle misure che sta intraprendendo", si legge nel comunicato. Inoltre, "gli alleati Nato seguono gli sviluppi molto da vicino e si schierano solidali a fianco della Turchia", afferma Stoltenberg.

L'articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico prevede che ciascuno dei paesi membri della Nato possa richiedere consultazioni straordinarie quando sente minacciate la propria integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto al primo ministro turco Ahmet Davutoglu di continuare il processo di pace con i curdi, dopo la rottura unilaterale della tregua da parte dell'esercito di Ankara. Dopo una serie di bombardamenti aerei turchi contro postazioni e villaggi dei membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel Nord dell'Iraq, la Merkel ha telefonato al premier Davutoglu esortandolo a "non abbandonare il processo di pace con i curdi, ma al contrario di insistere nonostante tutte le difficoltà".

Gli attacchi aerei della Turchia hanno innescato la reazione da parte dei curdi, che hanno risposto con un'autobomba contro un veicolo militare turco nel sud-est della Paese, a maggioranza curda, uccidendo due soldati e ferendone altri quattro. La risposta del PKK, dunque, segna la fine del cessate il fuoco anche sul fronte curdo.

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