191 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Trenta anni fa morì a Losanna Serge Lifar, l’Icaro russo della danza

Oggi ricordiamo Serge Lifar, il danzatore, coreografo e teorico russo che ha reso grande il Teatro dell’Opéra di Parigi nel Novecento.
A cura di Massimiliano Craus
191 CONDIVISIONI
L'Icaro di Serge Lifar
L'Icaro di Serge Lifar

La storia di Serge Lifar è una delle più emblematiche per raccontare le vicende di gran parte del Novecento della danza. Ricorriamo proprio a lui per ridefinire il canovaccio artistico delle esperienze di Serge Diaghilev e dei suoi "Ballets Russes", di George Balanchine e del Teatro dell'Opéra di Parigi in un viaggio avviato in Russia e portato a termine in Francia con le tappe parigine e monegasche. Prima di morire il 15 dicembre del 1986 a Losanna, Serge Lifar ha continuato il proprio peregrinare in giro per il mondo a riprendere buona parte delle sue duecento coreografie nei teatri e per le compagini più importanti, suggellando il mito di un uomo tra i più influenti del secolo scorso. Figlio di un funzionario, Serge Lifar è nato a Kiev il 2 aprile 1905 e ha vissuto da piccolo i drammi della guerra e della rivoluzione russa. Si è avvicinato alla danza conoscendo Bronislava Nijinska che poi gli ha consentito di conoscere il guru coreutico d'allora, quell'impresario Serge Diaghilev così potente e lungimirante. Fu affidato alle cure del maestro italiano Enrico Cecchetti, da tutti considerato il didatta per eccellenza nel Novecento, che gli permise in breve di tempo di compiere una prodigiosa scalata in seno ai "Ballets Russes" fino ad essere consacrato da produzioni interamente montate sulla sua persona: "Les Fâcheux" e "Le train bleu" del 1924, "Zéphire et Flore" e "Les Matelots" del 1925, "Pas d’acier" del 1927 ed "Ode" del 1928 fino a diventare l'interprete preferito dall'astro nascente della coreografia d'allora, quel George Balanchine poi divenuto il migliore coreografo dell'intero Novecento. E George Balanchine creò per Serge Lifar i titoli "Barabau" nel 1925, "Romeo e Giulietta" nel 1926, "La Chatte" nel 1927, "Apollon Musagète" nel 1928, "Le Bal" e "Le Fils prodigue" nel 1929.

La chiave di volta della carriera di Serge Lifar si ebbe però nel 1929 quando Serge Diaghilev gli offrì l’opportunità di esordire come coreografo con una nuova versione di "Renard". E proprio in quel fatidico anno, anche per la contestuale morte dello stesso impresario russo, Serge Lifar fu chiamato direttamente dal Teatro dell'Opéra di Parigi per realizzare da protagonista e coreografo il balletto "Le creature di Prometeo". Da lì la scalata al successo internazionale non conobbe più limiti, fino a quando la malattia del suo secondo mentore George Balanchine gli spianò la strada alla prosecuzione del suo immenso lavoro. Fino a diventare maître de ballet del Teatro dell'Opéra di Parigi e principale danzatore. Ricordiamo su tutte la sua stessa creazione di "Icare" del 1935 che ha catturato un immenso consenso di critica e pubblico fino ai giorni nostri. A Parigi Serge Lifar avviò dunque una vera e propria rivoluzione del balletto, trovando ulteriori spiragli didattici e coreografici anche con i "Ballets Russes di Montecarlo" dal 1932 al 1940, esercitando un monopolio artistico e culturale coreutico in Francia, la culla della danza d'Europa.

La seconda Guerra Mondiale non frenò il prolifico Serge Lifar

"Traite de Danse Academique" di Serge Lifar
"Traite de Danse Academique" di Serge Lifar

Durante ed al termine del secondo conflitto mondiale Serge Lifar subì accuse di collaborazionismo con il conseguente allontanamento dal Teatro dell'Opéra di Parigi ma questo non interrompe il proliferare del coreografo di Kiev. Il suo trasferimento forzato a Montecarlo gli consentì nuove opportunità professionali, fondando il "Nouveau Ballet de Montecarlo, e lavorare assiduamente con l'Opera di Montecarlo per un lasso di tempo molto lungo e fruttuoso e successivamente anche a Nizza, rivitalizzando oltremodo la vita coreutica della Costa Azzurra. Passato lo scotto post-bellico, Serge Lifar fu richiamato in grande stile al Teatro dell'Opéra di Parigi per un nuovo decennio di creazioni e, soprattutto, per infondere definitivamente nell'ensemble francese il suo inconfondibile stile neoclassico di matrice balanchiniana, impresso anche su carta con il suo "Traité de danse académique" del 1949. Precedentemente non aveva lesinato una strenua difesa editoriale della danza come arte autonoma nel suo "Manifeste du coréographe" del 1935. L'icaro russo ha scritto oltre venticinque libri tra il 1935 e il 1962 tra i quali ricordiamo "History of Russian Ballet" del 1939, "Vestris, Dieu de la danse" del 1950, "Traité de coréographie" del 1952, "Le trois grâces du XX siècle" del 1957, e "Ma vie" del 1965.

191 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views