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Concerto Primo maggio 2025

Più cantautorato e meno rap al concerto del Primo maggio: Sanremo ha avuto ragione

Il concerto del Primo Maggio quest’anno mette in vetrina il cantautorato a scapito del rap e prosegue la linea tracciata da Sanremo.
A cura di Francesco Raiola
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Meno rap e molto più cantautorato rispetto agli ultimi anni per il Concerto del Primo maggio, tornando, almeno nel mood, a quello che tanti nostalgici chiedono da anni. Il concerto di San Giovanni in Laterano, da qualche anno è tornato al centro dell'attenzione pubblica, anche grazie all'enorme lavoro di Massimo Bonelli che è riuscito a sfruttare un cambiamento nel mercato e nella percezione per ridare lustro e soprattutto spettatori all'evento dei Sindacati. Se è vero che la politica è qualcosa lasciata più che altro al buonsenso di ciascun cantante (mancano sempre rappresentanti di istanze importanti, qualcuno che sappia parlare veramente di ciò che rappresenta la festa dei lavoratori e le conseguenze sul lavoro quotidiano), va dato merito agli organizzatori di essere riusciti a fare del concerto una vetrina.

Negli ultimi anni si gioca molto sulla similarità del concerto con Sanremo, c'è chi lo fa in maniera sprezzante, ma quello che è successo è abbastanza fisiologico. Non è un caso come i due appuntamenti abbiano ritrovato quasi contemporaneamente una nuova veste, Bonelli è da anni molto attento alle nuove generazioni di artisti e ha cercato di unire questa vocazione di scouting al gusto delle nuove generazioni. Era impossibile fingere che la musica non stesse cambiando, così come i gusti dei giovani, da sempre benzina per il motore del Concertone, quindi la trap, il rap e l'urban sono diventati caposaldo della line up (e abbiamo visto Sfera Ebbasta, Geolier, Lazza e lo stesso Fedez, forse ultima vera polemica politica del Primo Maggio).

Bonelli ha sopportato tantissime critiche, ma si trovava anche di fronte a una generazione molto meno impegnata politicamente, sicuramente più attenta ai diritti civili che a quelli sociali, ma in generale con poca volontà di esporsi. Lo scorso anno criticammo la poca attenzione a cercare un racconto altro – dando la parola a qualcun altro, esperti, divulgatori -, ma resta la difficoltà di trovare l'impegno che caratterizzava i '90 o l'inizio 2000. In compenso, però, questa grande attenzione a ciò che accade nella musica contemporanea, quest'anno pare che il cantautorato sia tornato ancora più centrale (con un'attenzione a quello delle cantautrici), così come avvenuto al festival di sanremo: nell'orario principale, infatti, sono saliti non a caso Gazzelle, Lucio Corsi, Brunori sas, Fulminacci, Joan Thiele. Poi ci sono stati Elodie e i The Kolors, ovviamente e anche la quota rap con Luchè e Rocco Hunt, con Ghali a fare da trait d'union tra le parti.

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