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Perché l’Italia non ha un premio per la musica come i David di Donatello per il Cinema? FIMI ci sta lavorando

Sul palco dei David di Donatello Riccardo Cocciante ha denunciato la mancanza di un premio musicale come i Grammy negli Usa. Una volta esisteva, erano gli Italian Music Awards, e oggi la FIMI sta pensando a un’altra idea.
A cura di Francesco Raiola
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Riccardo Cocciante ai David di Donatello
Riccardo Cocciante ai David di Donatello

Perché l'Italia non ha un premio musicale come i David di Donatello per il Cinema? Una sorta di Grammy Awards della musica italiana che vadano oltre la competizione di Sanremo e oltre i premi stivi per i numeri e le certificazioni, qualcosa che superi anche l'idea di cantautorato del Tenco, ma che riesca a tenere insieme varie cose, con premi generali e premi più di settore. Lo ha chiesto direttamente dal palco dei David proprio Riccardo Cocciante che si è esibito con Era già tutto previsto, contenuta nella colonna sonora di Parthenope, l'ultimo film di film di Paolo Sorrentino, e un'altra delle sue hit come "Se stiamo insieme".

Dal palco, presentato da Mika e da Elena Sofia Ricci, il cantautore ha detto: "Non abbiamo un premio per la musica in Italia… Poi stiamo distruggendo i cinema e i teatri, tutta la bella letteratura che c'è. Bisogna farli rinascere… grazie". Quello di Cocciante, in realtà, è uno dei suoi cavalli di battaglia di questi ultimi anni. Durante una conferenza stampa in cui presentava Notre Dame de Paris, un altro dei suoi successi personali, l'artista ribadì proprio questo concetto: "(In Italia) manca un grande premio per la musica, tipo Grammy. Esiste in moltissimi Paesi, ma da noi no, perché si punta tutto su Sanremo. È la risposta che ricevo quando propongo l'idea. Però sono cose diverse: a Sanremo, che non biasimo, ci deve essere, ha fatto scoprire tanti talenti, si premiano la canzone e il cantante, mentre un grande riconoscimento di qualità per l'album, gli interpreti, i produttori, gli autori e così via andrebbe a premiare il lavoro di tutta la squadra".

Quello che dice Cocciante non è falso, è vero che l'Italia non ha nessun premio che dia un riconoscimento alla musica oltre ai numeri e alla gara, come Sanremo, che negli ultimi anni ha fatto da volano all'economia regalando anche aperture nei mercati, nelle radio e nelle orecchie degli italiani (dal nuovo pop di Mahmood, al rap di Geolier e Lazza, fino al cantautorato di Lucio Corsi). È vero, però, che il Festival non c'entra molto con un'idea di premio come i Grammy, che permette a vari artisti e vari generi di poter competere e soprattutto mettersi in mostra. Eppure potrebbe essere il momento giusto.

Eppure non è sempre stato così. Se facciamo un passo indietro, infatti, nel 2001 partirono gli Italian Music Awards premi ideati nel 2000 dalla FIMI e che venivano assegnati da una giuria formata da un'academy formata da una rappresentanza di 400 persone scelti tra discografici, giornalisti musicali, DJ, produttori, manager, commercianti e consumatori di dischi. Il Premio non ha avuto molta fortuna e soprattutto vita lunga, furono cinque le edizioni, ma l'ultima assegnò solo i Premi, senza trovare spazio in tv per mancanza di accordo con la Rai. Ma i premi saltarono  "perché gli artisti ci andavano solo se vincevano" ci dice Enzo Mazza, Ceo di FIMI che conferma anche che si sta lavorando a un'altra idea – oltre a quelle già esistenti – che sia più vicina ai Grammy e vada oltre le certificazioni.

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