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Palmira, l’Isis non si ferma: distrutto l’antico teatro romano

Il governo russo lo ha confermato: nel mese di gennaio altri due antichi edifici del sito archeologico di Palmira sono stati distrutti dalla furia dello Stato Islamico. Il sito, patrimonio UNESCO, sta scomparendo lentamente.
A cura di Federica D'Alfonso
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Le rovine del sito archeologico di Palmira, in Siria
Le rovine del sito archeologico di Palmira, in Siria

Altri due tesori custoditi da secoli a Palmira, in Siria, sono stati distrutti. Dal 2015 ad oggi il sito archeologico ha subito incalcolabili danni da parte dell'esercito jihadista dello Stato Islamico: in questi giorni, il ministero della Difesa russo ha confermato che a gennaio altri due importantissimi edifici dell'antica città siriana sono stati fatti saltare in aria. Si tratta del teatro romano e di un tetrapilo risalente al terzo secolo a. C.

Il ministero russo ha diffuso un video girato lo scorso 5 febbraio in cui è possibile vedere chiaramente le prove dell'effettiva distruzione dei due monumenti: le mura imponenti del proscenio del teatro e le sedici colonne dell'antichissimo tetrapilo non esistono più. Al loro posto, un cumulo di macerie.

L'antico teatro romano, oggi distrutto
L’antico teatro romano, oggi distrutto

Il teatro era stato edificato nella seconda metà del secondo secolo, ed era uno dei pochi edifici ad essere ancora in perfette condizioni, insieme al tetrapilo: eretto durante l'impero di Diocleziano, alla fine del terzo secolo, la piattaforma quadrata su ogni lato aveva un gruppo di quattro colonne (da qui appunto il nome, “tetrapylon”), e in età antica veniva posto in corrispondenza degli incroci stradali. Entrambi questi gioielli, ora non esistono più, così come la maggior parte del sito archeologico di Palmira.

Palmira: gioiello di arte e cultura

Il teatro romano di Palmira, Siria
Il teatro romano di Palmira, Siria

Palmira è stata proclamata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1980, e fin dall'antichità è stata uno dei centri nevralgici, sia politici che culturali, delle diverse civiltà che anno abitato o conquistato l'area. La città è citata in alcuni documenti risalenti addirittura al secondo millennio d.C., ma conosce la sua epoca più rigogliosa durante l'impero romano.

Edificata a 250 chilometri da Damasco, Palmira è conosciuta anche come “la Sposa del Deserto”: per molto tempo la città è stata un importantissimo centro carovaniero, e i viaggiatori che dall'Occidente viaggiavano verso l'Oriente non potevano fare a meno di passarvi. Importantissimo punto di collegamento commerciale fra Est e Ovest, Palmira è stata anche fondamentale per lo sviluppo culturale e religioso dell'area.

A raccontare il lusso, lo splendore e la maestosità dell'antica Palmira romana fu Plinio il Vecchio, ma ancora oggi, o meglio, prima che la città venisse conquistata dai miliziani dell'Isis, le testimonianze di questa ricchezza fuori dal tempo erano ancora visibili.

La Sposa del Deserto sta morendo

Tutto inizia il 21 maggio 2015, quando l'auto-proclamato Stato Islamico dichiara la cattura della città e del sito archeologico: in poco meno di due anni la gran parte dell'area archeologica è stata distrutta. Ad agosto dello stesso anno è toccato al bellissimo e ricchissimo tempio di Baalshamin, simbolo della città antica, e successivamente al tempio di Bel, il più importante edificio cultuale della zona. Non solo distruzione: la maggior parte dei reperti provenienti da Palmira, secondo le autorità, circolerebbe ancora sul mercato nero.

Tombe, templi e colonne stanno scomparendo, e al loro posto, solo macerie, come certificano i video diffusi dal governo britannico e da quello russo in questi anni. Sempre nell'agosto 2015 un'altra terribile notizia: quella della decapitazione di Khaled Assad, archeologo responsabile del sito di Palmira. Una delle più importanti testimonianze archeologiche del mondo sta lentamente scomparendo sotto i nostri occhi: la Sposa del Deserto sta morendo.

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