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Le dieci opere d’arte frutto di personalità folli e ribelli

Da Caravaggio a Munch, da Van Gogh a Schiele: dieci autori ricordati anche per il loro modo di essere. Dieci opere che, attraverso grida disperate e paesaggi inquietanti, conducono alla psicologia dell’artista.
A cura di Redazione Cultura
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La storia dell'arte è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale,  audace, originale e talvolta angosciante visione della vita. E' stato spesso detto che nell'arte non si può prescindere dalla personalità di chi concepisce un'opera, e che il confine genio/follia è davvero molto labile. Quante volte, inoltre, è stato detto che è possibile rifugiarsi nell'arte, come in un mondo interamente privato ed intimo, dove potersi esprimere liberamente, al di là di qualsiasi giudizio? Di seguito proponiamo alcune tra le più incredibili opere di artisti che hanno cambiato l'arte, e che in essa hanno trovato un'alleata.

1. Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, Giuditta e Oloferne

 

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Caravaggio fu un personaggio molto particolare: irascibile e litigioso, arrivò anche ad uccidere un uomo. Nei suoi quadri è sempre visibile un'incredibile violenza, frutto peraltro del naturalismo a cui si ispirava. Questo dipinto a olio su tela, è una delle opere più famose del Caravaggio. Conservata alla Galleria Nazionale d'arte antica a Roma, è datata 1599. Soggetto dell'opera è la decapitazione di Oloferne, condottiero assiro, da parte dell'ebrea Giuditta, che voleva salvare il suo popolo dalla dominazione straniera. Ciò che più sconvolge è il viso di Giuditta, solamente perplessa, a testimonianza della freddezza con la quale ha concepito l'atto omicida.

2. Francisco Goya, Saturno che divora i suoi figli

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Alla produzione delle vecchiaia di Goya, fanno parte le cosiddette "Pitture Nere", dei lavori carichi di angoscia e ansia, che adornavano la sua casa. L'artista era affetto da una malattia che gli causava l'alterazione della personalità, e che fu la causa primaria della sua lunga depressione. In particolare, in questo dipinto, Saturno divora suo figlio, il cui corpo è orribilmente tranciato ed irriconoscibile. Il suo viso è inorridito, a metà tra la consapevolezza e la colpevolezza del gesto. Datata tra il 1819 e il 1823, questa tela è conservata al Museo del Prado di Madrid, ed è uno dei simboli della depressione di Goya, che ormai, vecchio e solo, sfogava così la sua inquietudine.

3. Vincent Van Gogh, Autoritratto

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È noto a molti che Vincent Van Gogh fosse malato. Crisi epilettiche, depressione, allucinazioni e ansietà lo rendevano totalmente incapace di lavorare. Trascorse un periodo della sua vita in manicomio. Egli stesso scrisse di sé: <<sono un pazzo epilettico>>. Questo autoritratto del 1889 e conservato al Museo d'Orsay di Parigi, mostra l'artista in modo semplice, apparentemente tranquillo. Tuttavia lo sfondo, con i suoi tratti circolari e caotici, sono il segnale della sua confusione mentale, del Van Gogh che disperatamente faceva i conti con la sua malattia. Tentò il suicidio nel Luglio del 1890, sparandosi un colpo di rivoltella al petto. Non riuscì subito nel suo intento, e morì dopo due giorni di agonia.

4. Karl Wilhelm Diefenbach, Non uccidere

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Il pittore tedesco Diefenbach scelse l'isola di Capri come rifugio, dove la maggior parte delle sue opere sono conservate. Il suo stile di vita era alquanto riformista: praticava il nudismo, era contro la monogamia, aspirava ad una vita a pieno contatto con la natura e, dopo una vita piena di abusi, trovò nell'isola azzurra il rifugio perfetto, come un viaggiatore che finalmente decide di fermarsi. Non uccidere è un'opera in bilico tra il sogno e la realtà, contornata da paesaggi oscuri e spogli, in cui l'uomo non è mai totalmente al sicuro.

5. Adolf Hitler, Monaco

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Adolf Hitler, la personalità più terribile degli anni del nazismo e della seconda Guerra Mondiale, era anche un pittore. Siamo abituati a pensare a lui come ad un folle, ad un omicida, ad una persona mostruosa capace di qualunque cosa, la cui mente era completamente assorbita dal male. Cosa pensare allora, di fronte a quest'acquerello raffigurante Monaco? Sembra tutto così pacifico e idilliaco. Fu con questi lavori che fu scartato dall'Accademia di Belle Arti di Vienna.

6. Edvard Munch, L'urlo

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Munch è stato uno dei massimi esponenti dell'espressionismo. Sin da piccolo fu provato da numerosi lutti, che hanno avuto forti ripercussioni sulla sua personalità. Sofferente e angosciato dalla paura della morte, che sembra incombere su di lui, egli si rifugiò nell'alcol e trasformò la sua tristezza in arte. Era il 1893 quando si trovava a passeggiare con gli amici su un ponte di Oslo. Venne improvvisamente colto da un malessere, da un senso di terrore tale da ispirargli questo famosissimo quadro, conservato oggi alla Galleria Nazionale della capitale norvegese. Considerato uno dei massimi capolavori dell'espressionismo, l'urlo è così famoso proprio perché riesce a trasmettere l'angoscia dell'artista. Le persone sullo sfondo sono tranquille, ma il suono che fuoriesce dalla bocca del personaggio centrale sconvolge il cielo, e lo trasforma in quell'ambiente ostile di cui l'autore ha avuto paura.

7. Salvador Dalì, La persistenza della memoria

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Altra personalità assolutamente fuori dal comune fu quella di Dalì. Egli parlava di sé in terza persona, e sosteneva di svegliarsi ogni mattina con una piacevole consapevolezza: quella di essere Salvador Dalì. La sua arte riflette perfettamente il suo essere originale. Esponente del Surrealismo, ma anche del Dadaismo e del Simbolismo, La persistenza della memoria è una delle sue opere più famose. Conservata al MoMa di New York, fu creata nel 1931, ed è una lotta contro il tempo: la memoria, infatti, è l'unica cosa che può interrompere il fluire incessante degli eventi.

8. Jackson Pollock, Autumn Rhythm n.30

 

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Jackson Pollock lottò tutta la vita con l'autodistruzione a cui era propenso. Ma era purtroppo un amante dell'alcol, e la sua morte avvenne proprio in un incidente stradale causato dal suo stato di ebbrezza. Nel 1950, l'artista creò Autumn Rhythm n.30. Il suo modo di dipingere era immediato: lanciava il colore sulla tela o lo colava, stendendolo e modellandolo poi con gesti spontanei, utilizzando tutto il corpo per dipingere. Probabilmente frutto di un caos interiore, le sue opere sono incredibilmente ricche di energia, di confusione e di movimento.

9. Henry de Toulouse-Lautrec, Al Moulin Rouge

 

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Questo artista, fu uno degli ultimi del movimento dell'Impressionismo. Frequentatore assiduo di bar e bordelli, morì a causa della sifilide o dell'abuso di alcool. Nell'ultimo periodo della sua vita soffrì di crisi paranoiche ed allucinazioni. Tra il 1892 e il 1895 egli dipinse Al Moulin Rouge. Quest'opera, come tante altre, sono una testimonianza importante dello stile di vita a cui Toulouse-Lautrec era abituato. Essa ci mostra cosa accadeva a luci spente all'interno di questo famosissimo locale di Parigi. Al di là delle apparenze, quando tutto sembrava affascinante e divertente, anche il Moulin Rouge si spegneva, congedando le ballerine e costringendo le persone a tornare alla loro vita di sempre.

10. Egon Schiele, Donne recline

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Egon Schiele è stato un importante pittore austriaco, allievo di Gustav Klimt. Come tutte le personalità ribelli ebbe problemi con la legge: fu condannato alla prigione per pedofilia, e molte sue opere vennero considerate pornografiche. I suoi lavori sono contraddistinti da una grande introspezione psicologica e intensità espressiva. Schiele nutriva un forte interesse nei confronti del sesso: basti pensare infatti, alle sue opere e, in particolare, a Donne recline, del 1915. I corpi nudi sono quasi una costante nelle opere di Schiele, ma ciò che in questo lavoro spiazza è il viso della figura a destra, le cui fattezze ricordano quelle di una bambola, quasi a voler sottolineare il ruolo ludico della donna.

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