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L’affare Dreyfus e il “J’accuse”: la storia raccontata da Roman Polanski nel suo film

La storia del capitano Alfred Dreyfus, accusato ingiustamente di aver tradito l’esercito francese, è stato uno degli episodi più controversi della storia occidentale tra XIX e XX secolo. Il fallimento della giustizia, l’antisemitisimo e il pericolo di essere perseguitati ingiustamente sono al centro del film “L’ufficiale e la spia” di Roman Polanski.
A cura di Redazione Cultura
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fonte: Getty Images
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Uscirà il 21 novembre l'ultimo film di Roman Polanski "L'ufficiale e la spia" che secondo non pochi avrebbe meritato il Leone d'Oro all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia al posto di "The Joker". Una storia, quella raccontata dal regista polacco naturalizzato francese, che racconta un episodio molto importante della storia occidentale, sul finire del XIX secolo e che si protrasse fin nei primi anni del ventesimo secolo. Faccenda che riguarda il fallimento della giustizia, secondo Polanski, e che ha rappresentato una pagina nera dell'antisemitismo in Occidente? Ma cosa definiamo con questa espressione "affare Dreyfuss" e, soprattutto, cos'è stato il "J'accuse" attribuito allo scrittore Emile Zola?

L'affare Dreyfus nella Francia di fine XIX secolo

L'affare Dreyfus scoppiò in Francia nel 1894, a seguito dell'accusa di tradimento mossa ingiustamente al capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus. La condanna del capitano Dreyfus  fu il classico errore giudiziario, avvenuto in un clima di crescente antisemitismo nella società francese (e, in generale Occidentale dell'epoca) ancora sotto scacco per la perdita dell'Alsazia e della Lorena ad opera della Prussia di Bismarck nel 1871.

L'affaire segnò un crocevia tra la sconfitta francese nella Guerra franco-prussiana e la Prima Guerra Mondiale. Sconvolse il quadro politico francese, portando a dimissioni di ministri e governi, arrivando persino sull'orlo del Colpo di Stato. In meno di due decenni, attorno all'ufficiale francese, si radunarono due fazioni politiche, i  i "dreyfusardi", che difendevano l'innocenza di Dreyfus e gli "antidreyfusardi", sostenitori della sua colpevolezza. Il vero responsabile del tradimento, come fu poi chiarito dalla storia, non fu Alfred Dreyfus, ma il colonnello Ferdinand Walsin Esterhazy.

Il "J'accuse" di Zola nell'affare Dreyfus

Tra coloro che parteggiarono per Alfred Dreyfus e ne sostennero l'innocenza, come è noto, si distinse lo scrittore Émile Zola che intervenne nel dibattito pubblico con il celebre "J'accuse".  Che fu pubblicato il 13 gennaio 1898 sul giornale "L'Aurore", con la famosa lettera inviata al Presidente della Repubblica Francese dell'epoca, Félix Faure, in cui difendeva apertamente Dreyfus, accusato ingiustamente e vittima del clima di caccia alle streghe nella Francia piegata dal nemico tedesco.

Quella lettera di accusa rivolta da uno scrittore alle Istituzioni francesi stabilì uno dei punti di rottura più significativi della storia di quel periodo. Zola fu inquisito per villipendio, ma il giorno successivo, sempre su "L'Aurore", fu pubblicata la Petizione degli intellettuali, che reca tra i firmatari metà dei professori della Sorbona e numerosi artisti, come Gallè, Manet, Jules Renard, André Gide, Anatole France. Tutti a sostegno di Emile Zola e di Alfred Dreyfus. Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare il direttore de "L'aurore" e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici e liberali.

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