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Dua Lipa ci mostra come essere leggeri in un mondo pop che analizza troppo se stesso

Dua Lipa ha pubblicato lo scorso 3 aprile il suo terzo album in studio: il titolo è Radical Optimism. Ecco le curiosità dell’album.
A cura di Vincenzo Nasto
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Dua Lipa, foto di Comunicato Stampa
Dua Lipa, foto di Comunicato Stampa

Abbiamo assistito negli ultimi mesi all'uscita di progetti pop in cui la propria esistenza veniva affidata alla natura del racconto autobiografico, cosa che non ha toccato neanche minimamente Radical Optimism di Dua Lipa. Il progetto della cantante kosovo-albanese, il terzo dopo i grandi successi di Dua Lipa e Future Nostalgia, ribalta la linea narrativa del suo tempo, affidandoci un progetto che non si colora di nuance personali, men che meno ricerca nella musica la rivalsa di una condizione controversa. Tutt'altro filone perseguito da Dua Lipa, che nella presentazione dell'album, solo pochi mesi fa, aveva indicato la psichedelia, il trip hop e il Brit pop come ispirazione del proprio progetto. A sostenere la testimonianza la presenza come produttore di Kevin Parker dei Tame Impala e Danny L Harle. Nulla di così lontano dalle indicazioni trasmesse, ma che mantiene il focus su ciò che il disco cerca di trasmettere: l'abbandono e l'evasione da forme precostruite, lasciarsi andare a una sequenza di suoni e voci indistinguibili già dopo il primo ascolto.

C'è tutta Dua Lipa in questo progetto, ovvero nulla della sua vita personale: un diktat sin dalle prima teorie sulla natura dei suoi testi. Non si avvicina mai a una natura autoreferenziale del proprio prodotto musicale, anzi cerca di generalizzare per allargare ancora di più il cerchio d'ascolto. E quale migliore strumento della nostalgia, soprattutto nei racconti di coppia, può solleticare l'istinto dell'ascoltatore? Un'equazione che spinge in 11 brani del disco e pone anche quesiti sulla natura ridotta dell'album. Infatti se Houdinì prenderà probabilmente lo scettro detenuto da New Rules e Levitating nei precedenti album, ci si può aspettare che Radical Optimism diventi l'equivalente di un set da Festival: 36 minuti in cui raccogliere tutta la potenza dance dei brani, ma poco altro rispetto a questo.

Da sottolineare, c'è sicuramente Whatcha Doing, un episodio uscito dai synth di Parker, in cui Dua Lipa ammette di essere entrata in rotta di collisione con una nuova fiamma, lanciando però un grido di empowerment e di autocontrollo quando canta: "Ho una paura mortale che tu possa essere quello che mi cambierà, sei nella mia testa e ora stai offuscando le mie decisioni". L'album si mantiene retto sulla ricerca ossessiva di consigli di coppia, in cui è difficile intravedere qualsivoglia sfumatura ulteriore alla linearità dei testi: l'astuzia del divertissement si sposa bene anche con l'ascolto di un pubblico con idee precise su cosa andrà ad ascoltare. Una questione simile in cui si avventura anche in These Walls, in cui Dua Lipa utilizza la formula: "Se questi muri potessero parlare direbbero ‘basta’, direbbero ‘arrenditi’, direbbero ‘lo sai che sei fregata'".

A creare una connessione con il titolo dell'album arriva Happy For You, l'ultima traccia del progetto. Sembra quasi risalire dal mare, come una sirena, e racconta a noi tutti il ciclo di una relazione. La felicità del passato non esclude, anzi racconta le origini di una rinascita di due partner dopo la fine della coppia: un sensato ottimismo che si chiude, come in una favola, con un lieto fine. Il senso di chiusura, non solo del disco, ma di una fase della carriera di Dua Lipa è ritrovabile invece nell'intro del progetto, una scelta controintuitiva, ma che racchiude anche il suo prossimo viaggio. Infatti, in End Of An Era, accompagnata da una linea di ukulele, il racconto della vita da single, tra strategie e delusioni, viene abbandonato da una super-romantica protagonista. L'addio ai "begli occhi" che la seguivano viene giustificato dalle "farfalle che si librano nel cielo", tutto ciò causato dall'amore. E nell'amore, Dua Lipa ritrova il suo ottimismo, quasi una scelta controcorrente per i tempi.

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