Giulia Ottonello: “Dopo Amici ero arrabbiata, persi molti soldi per pubblicare il mio album. De Filippi? Fondamentale”

Giulia Ottonello è stata una delle prime star dei talent italiani: concorrente vincitrice di Amici 2, ha avuto anche la possibilità di arrivare negli Stati Uniti attraverso l'amore per i musical. In uno stato ancora primordiale del rapporto tra la trasmissione e l'industria discografica, Ottonello ha vissuto alti, come l'incontro con Mariah Carey, l'affetto dei fan che la ricordano a 20 anni di distanza, ma anche le porte in faccia, il rimorso degli Stati Uniti e i soldi spesi per pubblicare il suo album: "Ero arrabbiata, è stato come schiantarsi in un muro, una totale perdita economica". Negli anni, il rapporto con la salute mentale e la pubblicazione, mancata, del progetto I miei colori nel 2012. Oggi è un'attrice teatrale, ma anche "allenatrice vocale" (vocal coach), un ruolo ereditato da sua madre cantante lirica. Qui l'intervista a Giulia Ottonello.
Come sono stati i tuoi ultimi anni?
Sono successe tante cose, ho lavorato a teatro, sono protagonista nel musical Rocky, ma volevo dedicarmi alla musica. Ci sono riuscita in maniera limitata, anche perché sto facendo teatro, ed è molto impegnativo, lascio poco spazio ad altro. Ho provato nuovamente con Sanremo, ma le canzoni che ho mandato non sono state accettate.
Nel frattempo, sei diventata una vocal coach.
Mi definisco allenatrice vocale: in realtà tutto legato alla rottura del polso di mia madre, che è una cantante lirica e insegnante di canto da tantissimo. Dal 2018 mi ha detto che avrei dovuto cominciare mentre lei si riprendeva, ma negli anni mi sono resa conto, dopo essermi forzata all'inizio, che questo percorso dava tanto anche a me.
Con una cantante lirica in casa, com'è stato il tuo primo rapporto con la musica?
Sono cresciuta in mezzo a molti generi musicali differenti. Da parte di mia madre, sicuramente il mondo più classico: lirica, sinfonica e tutto quel mondo lì. Da parte di mio padre, un mondo molto più cantautorale, più vicino anche al rock e a una musica un po’ più impegnata. Questo mi è servito tanto per avere diverse prospettive. Poi, a mia volta, ho sviluppato altri gusti: oltre al classico e al cantautorale, molta black music ed elettronica. Un percorso eclettico che però ha creato confusione negli addetti ai lavori.
Perché?
Perché nel mondo della discografia una persona un po’ più eclettica non viene vista benissimo. Per me è sempre stato un problema: molti addetti ai lavori ritenevano che il mio non avere troppi confini a livello di gusti musicali — anche di ricerca nei brani — fosse un problema. Alcune persone dell'industria sono stranite dal fatto che una cantante possa fare anche musical, mentre negli Stati Uniti ci sono Lady Gaga, ma anche Cinthia Erivo, che riescono bene in tutto ciò che fanno.
Quando ti sei esibita la prima volta in pubblico?
Avevo 13-14 anni e viaggiavo già nel mondo jazz e pop. Poi intorno ai 15 anni ho scoperto il musical. Ho fatto diversi studi che comprendevano sia il musical sia mondi un po’ più jazz, studiando anche con nomi importanti, come il Giuda originale di Jesus Christ Superstar, Carl Anderson, che è stata una figura fondamentale per me. È una delle persone che mi manca di più, voleva portarmi in America.
Com'è successo?
Mi diceva: "Prima rimani un po’ in Italia, poi semmai vai". L'opportunità arrivò in concomitanza con Amici. Probabilmente, se non avessi fatto Amici, sarei stata spinta di più a provarci: magari prima in Inghilterra, per poi spingermi anche in America. All’epoca, secondo me, era ancora ottimo farlo.
Oggi non lo è?
Penso che oggi non sia più la stessa situazione. Dopo Amici, in realtà, sono arrivati tanti lavori di questo tipo.
Cosa ti ha fermato?
Una concomitanza di situazioni un po’ spiacevoli. Proprio mentre stavo facendo Amici, lui sapeva che iniziavo ad avere popolarità, mi aveva fatto sapere che aveva dei progetti, voleva fare delle cose per me e voleva anche che, a un certo punto, lo raggiungessi. Poco dopo è successo che si è ammalato.
Vi sentivate?
Sì, purtroppo ha avuto una leucemia fulminante. A un certo punto, da un giorno all'altro, ho capito che non c'era più. Ovviamente ero disperata, perché per me lui è stato veramente una figura molto importante, ho sofferto molto per questa perdita e ancora oggi penso a lui quasi tutti i giorni. In quel periodo ci sono stati alcuni contatti con l'America ma purtroppo è andata così e, forse anche un po' il trauma di questa perdita, mi sono un po' bloccata.
Come arriva Amici?
Per la seconda edizione si sono presentate a Cinecittà qualcosa come 30mila persone. Ci sono stati 2/3 giorni di scrematura iniziale, perché c'erano persone da tutta Italia. Ricordo una fila indiana di 7/8 ore solo per i primi provini. Io ero minorenne, avrei compiuto 18 anni a fine luglio, quindi mi aveva accompagnato mia madre.
Ti ricordi il primo provino?
Le prime scremature arrivavano con la scelta di alcuni brani italiani, non potevi portare cose tue. Infatti, mi ricordo che c'erano sei brani, ma io ne conoscevo solo uno, dei Matia Bazar. Cantai e poi superai altri due provini, fino all'intervista con l'autore principale del programma. Mi ricordo che furono quasi 12 ore tra attesa e provini, un'esperienza surreale.
Che ricordi hai di quel momento?
All’epoca ero veramente una bambina, mentre oggi arrivano ragazzi che hanno anche 18, 19, 20 anni e sono già delle macchine da combattimento sul palco e con una telecamera davanti. All'epoca creammo un gruppo molto solido, eravamo tutti abbastanza solidali. Non ci siamo mai visti come nemici quando eravamo degli allievi, pensa che abbiamo anche una chat su Whatsapp e ci scriviamo ancora.
C'è un momento in particolare che ricordi?
Credo oltre ai vari incontro con il maestro Vessicchio, sicuramente la sorpresa di Mariah Carey. Era uno dei miei idoli, le dissi che aveva consumato i suoi dischi, ma all'inizio quando la vidi ricordo che rimasi muta per qualche minuto. Mi ero bloccata.
C'è un'immagine della vittoria nella tua mente?
Ricordo che durante il programma eravamo in un residence in mezzo al nulla, ci accompagnarono nel centro commerciale e vedemmo per la prima volta la reazione, il contatto reale con le persone fuori. Tutto assurdo, fino a quando finì il programma. Lì, letteralmente, ci inseguirono per strada. Fu una cosa spaventosa all'inizio, col passare degli anni ho scoperto che devi fare un po' amicizia con questa cosa, nulla di tragico.
E invece di Maria De Filippi?
Devo ringraziarla, è stata una figura fondamentale perché ha dato veramente inizio a tutto. Mi ha dato questa grandissima occasione, poi noi non potevamo sapere cosa sarebbe successo dopo.
In che senso?
Non potevamo sapere che i discografici non sarebbero stati tanto disponibili e tanto felici di farmi lavorare. L'Italia non era ancora pronta, c'erano molti pregiudizi e gli addetti ai lavori hanno incominciato a capire che i talent show erano qualcosa da cui attingere solo diversi anni dopo, quindi probabilmente mi sono semplicemente trovata in un periodo storico dove ancora queste cose non combaciavano.
È stata dura da accettare?
Durante i primi anni ero arrabbiata, ho dovuto lavorare molto su me stessa, anche grazie alla psicoterapia. Ancora oggi faccio questo percorso, è importante quando ti capita di metterti in gioco al punto da fare cose che sono costantemente sotto il giudizio di molti.
Che impatto ha avuto poi nella tua carriera?
Io penso che in quegli anni veramente tantissima gente guardava al programma. Se penso che ancora oggi, dopo oltre vent'anni, la gente mi ferma per strada è qualcosa di incredibile. Passai dalla mia cameretta alla televisione quindi l'impatto è stato scioccante.
Cosa pensi oggi dei talent?
Credo che abbiano preso il volo con Emma Marrone, Alessandra Amoroso e questo ha cambiato anche la prospettiva dei discografici.
Cosa hai trovato all'uscita di Amici?
Porte chiuse, sicuramente. Non c'era spazio per un disco e fortunatamente, grazie all'esperienza di Amici, avevo la consapevolezza che forse avevo qualche possibilità anche come attrice. Da lì piano piano si è avvicinato il mondo dei musical, dove le porte non erano chiuse, anzi. Ho lavorato tantissimo in quegli anni, ma forse ha chiuso definitivamente le mie possibilità discografiche.
Come arriva a questo punto I miei colori nel 2012, quasi 10 anni dopo la tua partecipazione al programma?
Il motivo principale per cui ho fatto questo disco è che nessuno me lo voleva far fare, avevo dei brani che erano lì e che nessuno si filava. A un certo punto, forse presa da un moto di rabbia, alla ricerca del mio riscatto, ho provato a produrmelo da sola.
Che esperienza è stata?
Come schiantarsi in un muro, una totale perdita economica. Quell'album è costato tantissimo, avevo dei mezzi accordi per la distribuzione ma all'ultimo si sono tirati indietro. Mi sono trovata con un disco da migliaia di euro, frutto di collette anche importanti di vari familiari. Il disco è completamente suonato, con tanti artisti. Per quanto io sia orgogliosa di quel disco, mi sarebbe piaciuto farlo sentire di più, oltre ad avere un senso di colpa nei confronti delle persone che ci hanno lavorato.
Hai mai pensato a un nuovo disco negli ultimi anni?
Sì, ma sarebbe complicatissimo. Dovrei avere un team di persone che crede in me, oltre a non avere più le risorse, come allora, per produrlo e distribuirlo da sola. È andata così.
C'è un desiderio nel tuo futuro?
Mi piacerebbe entrare nel cinema, anche con piccoli ruoli, fare esperienze. È un settore difficile, come la discografia, dove è difficile entrare. Un piccolo ruolo ogni tanto al cinema e lavorare sulla mia musica, prendermi i tempi e fare cose nuove mi piacerebbe molto. Porto avanti il teatro e il musical con gioia e gratitudine, perché amo queste arti.