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Esami di Maturità 2024

Alberto Moravia alla Maturità 2023, di cosa parla il brano tratto da “Gli Indifferenti”

Il testo e il significato del passo tratto da Gli indifferenti di Alberto Moravia, scelta dal MIM come traccia per la prima prova dell’esame di maturità 2023.
A cura di Francesco Raiola
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Alberto Moravia (Getty Images)
Alberto Moravia (Getty Images)
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La seconda traccia dell'analisi del testo dell'esame di Maturità 2023 è un brano tratto da Gli indifferenti, romanzo d'esordio di Alberto Moravia, nonché uno dei suoi romanzi più noti. Pubblicato nel 1929, Gli indifferenti è un ritratto della borghesia di quegli anni, raccontata come annoiata e spietata.

Proprio due dei protagonisti, i fratelli Carla e Michele Ardengo sono il prototipo della borghesia che non riesce a provare sentimenti, mentre Leo, amante della madre, Mariagrazia, dei due è un classico arrampicatore sociale, senza scrupoli.

Il testo tratto da Gli indifferenti di Alberto Moravia

“Tutti lo guardarono. "Ma vediamo, Merumeci," supplicò la madre giungendo le mani; "non vorrà mica mandarci via così sui due piedi?… ci conceda una proroga…"

"Ne ho già concesse due;" disse Leo "basta… tanto più che non servirebbe ad evitare la vendita…"

"Come a non evitare?" domandò la madre.

Leo alzò finalmente gli occhi e la guardò: "Mi spiego: a meno che non riusciate a mettere insieme ottocentomila lire, non vedo come potreste pagare se non vendendo la villa…"

La madre capì, una paura vasta le si aprì davanti agli occhi come una voragine; impallidì, guardò l'amante; ma Leo tutto assorto nella contemplazione del suo sigaro non la rassicurò: "Questo significa" disse Carla "che dovremo lasciare la villa e andare ad abitare in un appartamento di poche stanze?"

"Già," rispose Michele "proprio così.”

Silenzio; la paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l'esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida. "Vivono meglio di noi" aveva sempre detto; "noi abbiamo maggiore sensibilità e più grande intelligenza e perciò soffriamo più di loro…"; ed ora, ecco, improvvisamente, ella era costretta a mescolarsi, a ingrossare la turba dei miserabili; quello stesso senso di ripugnanza, di umiliazione, di paura che aveva provato passando un giorno in un'automobile assai bassa attraverso una folla minacciosa e lurida di scioperanti, l'opprimeva; non l'atterrivano i disagi e le privazioni a cui andava incontro, ma invece il bruciore, il pensiero di come l'avrebbero trattata, di quel che avrebbero detto le persone di sua conoscenza, tutta gente ricca, stimata ed elegante; ella si vedeva, ecco… povera, sola, con quei due figli, senza amicizie ché tutti l'avrebbero abbandonata, senza divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni: oscurità completa, ignuda oscurità.

Il suo pallore aumentava: "Bisognerebbe che gli parlassi da sola a solo," pensava attaccandosi all'idea della seduzione; "senza Michele e senza Carla… allora capirebbe."

Guardò l'amante. "Lei, Merumeci," propose vagamente "ci conceda ancora una proroga, e noi il denaro lo si troverà in qualche modo".

Il significato del passo tratto da Gli indifferenti uscito alla Maturità 2023

Il brano tratto da Gli indifferenti vede al centro tutti i protagonisti principali del romanzo di Moravia, che si trovano a un passo dal perdere la loro villa, tenuta al centro delle voglia di Leo, amante di Mariagrazia, madre di Carla e Michele. Per la prima volta, Mariagrazia riflette sulla possibilità che la sua vita cambi in peggio, infatti "la paura ingigantiva" perché la pone di fronte all'idea di povertà, a quei poveri di cui "non aveva mai voluto sapere e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l'esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida". Un ritratto spietato di una borghesia completamente autoassolutoria, che vede nei "poveri" persone che, privi della loro intelligenza soffrono di meno

La critica a Gli indifferenti

Nella sua Letteratura italiana del Novecento il critico letterario Cesare Segre parla di come la questione linguistica del romanzo in questo caso sia secondaria rispetto al tema del libro: "Moravia usa un linguaggio quotidiano con molti dialoghi, dedica un’attenzione totale ad ambienti e oggetti, è solo preso dal suo tema". Lo scrittore, infatti, vuole che l'attenzione sia sull'argomento, che tornerà anche in romanzi successivi come la noia. Segre, infatti, parla di tema, per allora, straordinariamente nuovo e sconvolgente:

In una famiglia della borghesia romana medio-alta, la madre vedova e i due figli, maschio e femmina, vivono annoiati una vicenda che potrebbe essere passionale (Leo, amante della madre, lo diventa pure della figlia, che poi sposa: per interesse lui, indifferente lei). Tutti vegetano in una quotidianità senza ideali o aspirazioni, e persino il fiacco tentativo del figlio maschio di uccidere Leo finisce nel ridicolo, perché la pistola è scarica. In mezzo alla retorica fascista, il romanzo fece scandalo, anche per lo spazio dato al sesso: donde, pure per le dirette allusioni critiche al regime, la condanna anche a successivi romanzi di Moravia.”

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