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Davide Iodice al Bellini con “Mangiare e bere. Letame e morte” (VIDEO)

Il regista e drammaturgo Davide Iodice ci racconta la genesi del suo ultimo spettacolo dal titolo: “Mangiare e bere. Letame e morte”, in scena al Piccolo Bellini fino al 13 aprile. Uno spettacolo di teatro e danza per attrice sola, protagonista Alessandra Fabbri.
A cura di Andrea Esposito
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Dall’8 al 13 aprile al Piccolo Bellini va in scena, per la prima volta a Napoli, “Mangiare e bere. Letame e morte”, scritto e diretto da Davide Iodice, interpretato da Alessandra Fabbri e prodotto da Interno5, dopo il debutto lo scoro anno a “Primavera dei teatri” e “Benevento Città Spettacolo”.

Biografia

Davide Iodice è un regista e drammaturgo tra i più “radicali” della scena napoletana. Radicale non perché i suoi spettacoli, o se si vuole la sua poetica, appartengano a quella branca del teatro di ricerca più oltranzista e dogmatica, ma per le scelte che ha adottato negli ultimi vent’anni e per la coerenza con cui le ha portate avanti. Per sua stessa ammissione Iodice affronta il teatro dalla prospettiva di un etologo e, a guardar bene, i suoi spettacoli intrecciando antropologia, pedagogia, ricerca linguistica ed espressiva sembrano, per l’appunto, uno studio sui comportamenti umani, un’indagine sugli ambienti in cui tali comportamenti o, in alcuni casi, tali forme di resistenza si generano. Formazione, rapporto tra città e periferie, attenzione per gli ultimi, non sono elementi che impreziosiscono il suo teatro dandogli uno slancio sociale, ma sono la radice stessa del suo fare artistico: una scelta, come si accennava in precedenza, radicale, di campo, che Iodice conduce senza ricerca dell’effetto o stilismi di maniera. Tra i suoi ultimi lavori in ambito pedagogico ricordiamo il laboratorio permanente di arti sceniche rivolto alle fasce sociali più disagiate organizzato negli spazi dell’Ex Asilo Filangieri di Napoli.

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Lo spettacolo

“Mangiare e bere. Letame e morte” è un lavoro di teatro e danza per danzatrice sola. Alessandra Fabbri racconta in scena la storia di un pappagallo femmina che, perduto il suo compagno, dimostra di patire una sofferenza molto simile a quella di un essere umano. Poi una voce fuori campo, sovrapponendosi alla musica, comincia a parlare di un altro tipo di animale, quello da palcoscenico che Iodice identifica in una foca ammaestrata. Un’animale che incarnando i desideri del pubblico ha il compito di piacere e compiacere anche a costo di gesti estremi, come il nudo integrale o il lancio di oggetti. In generale, il cambio continuo di prospettiva tra donna e animale, il loro scambio, e la terzietà del rapporto con il pubblico sono gli elementi centrali di questo lavoro che interrogandosi sul senso dell’attorialità condensa tutti i temi cari al regista precipitandoli sul corpo e sulla voce della bravissima Alessandra Fabbri.

Intervista

Siamo andati a trovare Iodice durante le prove e qui ci ha raccontato come nasce l’idea dello spettacolo e il suo incontro con la Fabbri: “Alessandra vive in campagna: nella sua casa prima di lei ci abitava un cavallo e ora le anatre; i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte, distesa nel fogliame come pasto per le volpi. Nei miei spettacoli ci sono sempre presenze animali, vive o figurate. Così ho pensato che Alessandra fosse la persona giusta con cui realizzare questo spettacolo: ci siamo incontrati e da questo incontro è nato “Mangiare e bere. Letame e morte”, una riflessione sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità. Un lavoro sull’essere colto nella sua singolarità: un poemetto fisico in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze. In un certo senso questo lavoro è per me un ritorno all’etologia”.

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