Cultura: nel 2013 il 40% degli italiani non ha partecipato a nessuna attività culturale

Nel giorno della scomparsa di Claudio Abbado Federculture – associazione che rappresenta le più importanti aziende culturali del Paese – ha presentato a Montecitorio il rapporto annuale riguardante il settore. Numeri alla mano, il trend del 2013 ha ricalcato quello dell'anno precedente, con una caduta dei consumi culturali: ben 39 italiani su cento, il 3,7% in più rispetto al 2012, non hanno partecipato a nessuna attività culturale nel corso dell’anno. Intanto diminuiscono del 3% i lettori dei libri. Dati che ci mettono in coda alle classifiche europee: il nostro indice di partecipazione culturale nazionale è, secondo Eurobarometro, pari all’8%, mentre la media Ue è del 18% e in cima alla graduatoria c’è la Svezia con un 43% di cittadini che prendono assiduamente parte ad attività culturali.
In questo quadro si verificherà una flessione anche tra gli investimenti pubblici: l'organizzazione spiega infatti che nel triennio 2014-2016 si prevede una riduzione del budget del Mibact a 1,4 miliardi di euro: "E’ noto – spiega Federculture – come, almeno nell’ultimo decennio, ci sia stata una costante riduzione dell’impegno pubblico nella cultura: il budget del Ministero per i beni culturali in dieci anni è stato ridotto di quasi 1 miliardo di euro, oggi è pari a 1.500 milioni di euro (lo 0,20% del bilancio totale dello Stato) e per il triennio 2014-2016 le previsioni sono di un’ulteriore calo a 1,4 miliardi. E non bisogna dimenticare che al Mibact è stata trasferita anche la competenza sul Turismo. Da parte dei Comuni, che hanno tagliato tra 2010 e 2011 del’11% gli investimenti annuali nelle politiche culturali (ultimi bilanci disponibili), dal 2003 sono stati messi a disposizione del settore oltre 500 i milioni in meno". Ma se il pubblico piange, il privato di certo non ride: "Dal 2008 da sponsorizzazioni private e erogazioni delle fondazioni bancarie sono arrivate alla cultura rispettivamente il 38% e il 40,5% di risorse in meno. Nel 2013 le sponsorizzazioni da parte di aziende private alla cultura sono state pari a soli 159 milioni di euro. Dato che mette definitivamente in soffitta la visione che ritiene che l'intervento economico dei privati possa essere sostitutivo di quello pubblico".
Lo scenario, dunque, è veramente drammatico. Roberto Grossi, presidente di Federculture, ha lanciato l'allarme: "Se non modifichiamo questo scenario il 2014 rischia di essere l'anno della caduta dell'occupazione anche nel settore delle industrie culturali e creative”. L'associazione ha quindi fatto tre proposte:
Detraibilità delle spese per cultura e formazione di giovani e famiglie: teatro, concerti, mostre, musei e anche corsi che abilitano alla pratica artistica e musicale; un piano di sostegno per le aziende culturali che hanno un ruolo di servizio pubblico: interventi legislativi per restituire alle imprese della cultura piena autonomia; rilancio e garanzia di programmazione degli investimenti delle amministrazioni; strumenti di assistenza per la progettazione culturale integrata: Federculture, ANCI, DPS e Mibact stanno portando avanti la realizzazione del Fondo di Progettualità Culturale, strumento operativo per rilanciare la qualità dei progetti nella cultura e favorire l'accesso ai finanziamenti europei.
“Abbiamo di fronte un situazione difficile e una sfida ardua – conclude Grossi – ma dobbiamo ripartire dalla consapevolezza che l’Italia ha grandi potenzialità. Servono strategie di lungo respiro e un chiaro indirizzo riformatore. Rilanciando gli investimenti e la produzione artistica, potremo tornare ad essere una nazione non solo ammirata per il suo passato, ma che torna a fare della cultura l'elemento trainante dell'innovazione, della ricchezza diffusa e della qualità della vita dei propri cittadini.”