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Cultura italiana, più concerti e musei ma meno soldi: la ripresa c’è, i bilanci familiari no

La cultura in Italia cresce nei numeri ma non nei portafogli: più eventi e partecipazione, meno spesa reale. Ecco cosa dice il Rapporto Federculture.
A cura di Redazione Cultura
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Olly in concerto – ph Simone Giunta
Olly in concerto – ph Simone Giunta

Mentre infiamma il dibattito sulla sostenibilità del lavoro culturale in Italia, lanciato da una riflessione dello scrittore Jonathan Bazzi, l'Italia si conferma un Paese in cui si spende sempre meno per il settore. Lo dice il 21° Rapporto Federculture "Impresa Cultura" che disegna un Paese con voglia di partecipazione ma una spesa culturale delle famiglie che, seppur in aumento nominale, perde peso reale nei bilanci domestici. Insomma la partecipazione è tornata ai livelli pre-pandemici in molti settori, ma le disuguaglianze territoriali, sociali e generazionali restano ampie.

La spesa media per ricreazione, sport e cultura è stata di 104,96 euro, in crescita nominale dell’1,7% rispetto al 2019, ma questa cifra non deve creare illusioni perché in termini reali il calo è del 4% con la quota culturale che scende di 0,2% dal 4 al 3,8% della spesa familiare complessiva. Un grosso problema resta l'inflazione che assieme al costo della vita  hanno ridotto di non poco i consumi culturali nei nuclei familiari. A incidere sulla distribuzione della spesa culturale contano il territorio di residenza, il livello di istruzione, la composizione familiare e la presenza di componenti stranieri.

Se vivi al Nord e al Centro si spende i più, circa 125 euro al mese (pari al 4,2% del budget familiare), mentre al Sud la cifra si ferma a meno di 70 euro (il 2,8% della spesa familiare), così come aumenta la spesa proporzionatamente al titolo di studio con spesa crescente se nel nucleo familiare ci sia una persona con laurea o post-laurea (spesa di circa 189 euro) contro i 33 di chi ha la licenza elementare. Chi ha figli spende meno delle coppie senza, così come spendono meno gli over 65.

I numeri sono migliori se si guarda alla spesa per gli spettacoli dal vivo che sono tornati a numeri pre pandemici, con 3 milioni di eventi, 253 milioni di spettatori e una spesa complessiva di 4 miliardi di euro. Il comparto Spettacolo – che comprende cinema, teatro, concerti e mostre – parliamo di 147,6 milioni di spettatori e 2,26 miliardi di euro di spesa con i concerti pop e rock a fare la parte del leone, bene anche il Teatro che mantiene un pubblico fedele, così co e tengono anche i musei, con quelli statali che hanno accolto nel 2024 60,8 milioni di visitatori, per un valore di 382 milioni di euro di introiti, in crescita rispetto sia al 2023 (+5,4% visitatori, +21,7% introiti) sia al 2019 (+11% e +57,6%).

Fondamentali restano i finanziamenti pubblici alla Cultura, con una spesa che oggi, post pandemia, è del 9% in più al 2019. bene anche il contributo del settore privato, fondamentale perché il settore si tenga in piedi: "La riduzione dell’IVA sulle opere d’arte dal 22% al 5% rappresenta un primo passo concreto nella giusta direzione: un segnale di attenzione verso un settore che ha sofferto e che può tornare a generare valore. Ma è solo l’inizio. Estendere questa misura a tutti i prodotti e servizi della cultura significherebbe promuovere una fiscalità più equa, incentivare la domanda e rendere la partecipazione culturale davvero accessibile a tutti. La cultura non è un lusso: è una leva strutturale di crescita economica, innovazione e coesione sociale per il Paese" ha dichiarato Andrea Cancellato, Presidente Federculture che spiega che resta fondamentale l'alleanza pubblico-privato: "Proponiamo di destinare una quota minima – anche solo l’1% – degli utili del gioco legale al Fondo per la Cultura e all’ampliamento dell’utilizzo di Art bonus"

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