Cantante bidello, la storia di sir Oliver Skardy dei Pitura Freska oltre Sanremo e il successo di Papa Nero

Era il 1997 quando un gruppo reggae veneziano, i Pitura Freska, parteciparono al Festival di Sanremo con "Papa nero", canzone in dialetto veneziano che si classificò sedicesima ma ancora oggi resta cult. "Sarà vero, dopo Miss Italia avere un Papa nero, no me par vero. Un papa nero, che ‘scolta ‘e ‘me canson in venessian perché el ‘se nero african" cantava sir Oliver Skardy, leader di quel gruppo che da Marghera arrivò sul palco più conosciuto d'Italia. Un successo incredibile, l'Italia intera si accorse di quella band e cantava a memoria quella canzone. Oggi Gaetano Scardicchio, vero nome del cantante, ha 66 anni ed è a pochi mesi dalla pensione come collaboratore scolastico, ovvero il lavoro che una volta si definiva bidello.
Skardy, infatti, non ha mai lasciato il suo lavoro da bidello, come ha raccontato al Corriere della Sera, neanche quando quella partecipazione li rese un vero e proprio fenomeno italiano. Nell'anno in cui vinsero i Jalisse con "Fiumi di parole". Il reggae sul palco del festival di Sanremo non fu capito subito, la band arrivò in fondo alla classifica, eppure quella canzone che parlava di razzismo trovò la propria strada e diventò – e lo è ancora adesso – un brano simbolo di un certo momento del nostro Paese. Nonostante quel successo, però, Skardy non lasciò mai il lavoro a scuola perché "in quegli anni la musica non andava male ma non andava neanche benissimo e sentivo che poteva finire".
La band era contestata, divisiva, continua il cantante, che all'epoca pensò, assieme agli altri, che quella partecipazione avrebbe potuto farli entrare nel magico "regno" della musica o sbatterli fuori. Successe la seconda cosa. Perché? Forse, dice Skardy, perché quella canzone non fu capita. Eppure oggi un regista come Paolo Sorrentino ha reso vivo quella previsione, inserendo un Papa nero nel suo ultimo film La Grazia. "Papa nero non è stata capita, ci hanno definito un gruppo rock satanico mentre il messaggio era antirazzista" ha spiegato il cantante che, comunque, ha visto in papa Francesco ciò che aveva predetto.
La canzone faceva riferimento a una profezia di Nostradamus, secondo la quale l'arrivo di un papa nero, appunto, avrebbe portato la fine del mondo. L'anno precedente all'uscita della canzone avvenne che per la prima volta in Italia fu eletta una Miss Italia nera, Denny Méndez, nativa di Santo Domingo, che fu anche la prima vincitrice di origini non italiana. E da lì l'idea che, una volta che si era abbattuto quel muro – un concorso di bellezza vinto da una donna che non rispecchiava i canoni sociali – poteva essere il momento di un papa nero. Un'idea che si è ripetuta durante i conclavi che ci sono stati in questi anni.
Le cose quindi non andavano male ma neanche benissimo, e tenersi il famoso posto fisso è stata una necessità. I soldi sono stati il motivo principale del restare ancorati a quel posto: "Schei vecio, necessità – dice il cantante rispondendo a una domanda del giornalista -. Io avevo solo il diploma dell’artistico che non serve a niente se poi non vai avanti. Senza laurea non potevo fare il professore. Ma meglio così, meno casini".