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Condannato a 36 anni il capitano del traghetto affondato in Corea del Sud

Il 69enne Lee Jun-seok giudicato colpevole di negligenza per aver abbandonato il traghetto durante la tragedia che è costata la vita a oltre 300 persone.
A cura di Antonio Palma
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Il capitano del traghetto Sewol affondato il 14 aprile al largo delle coste meridionali della Corea del Sud, con un bilancio di oltre trecento vittime tra cui molti studenti in gita, è stato condannato a 36 anni di carcere. Il Tribunale sudcoreano infatti ha dichiarato colpevole di negligenza il 69enne Lee Jun-seok che era stato accusato di aver abbandonato il traghetto sulle prime unità di soccorso giunte sul luogo del naufragio, lasciando alla loro sorte i 476 passeggeri. Come riferisce l'agenzia locale Yonhap, il comandante del traghetto però ha evitato la pena di morte, prevista dall'ordinamento del Paese asiatico seppur di fatto congelata da decenni. Lo stesso tribunale sudcoreano, infatti, ha respinto le richieste dell'accusa e lo ha assolto dal reato di omicidio di cui era accusato. Il disastro del traghetto Sewol sconvolse tutto il Paese asiatico per la dinamica dell'incidente, per la giovane età della maggioranza delle vittime e proprio per la fuga del comandante della nave. Per lo stesso incidente la legge sudcoreana ha già condannato altri tre alti membri dell'equipaggio della nave con pene fino a 30 anni di carcere.

Chiuse le ricerche dei dispersi del Sewol

In contemporanea con la chiusura del processo, il governo sudcoreano ha deciso anche la fine delle ricerche dei dispersi, durate circa sette mesi. Come comunicato dal ministro della Pesca e del Mare della Corea del Sud, Lee Ju-young, ufficialmente dunque il numero totale di morti e dispersi è di 304. Nel dettaglio, per il naufragio del traghetto Sewol sono stati recuperati 295 corpi senza vita, tra cui l'ultimo di una ragazza trovata dai sub alla fine dello scorso mese, mentre nove persone mancano ufficialmente all'appello.

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