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108 migranti respinti in Libia. LeU: “Operazione coordinata da Eni”. Azienda smentisce

Nonostante le raccomandazioni delle autorità europee, che hanno ricordato che la Libia non è un porto sicuro per i migranti, una nave italiana ha riaccompagnato nel porto di Tripoli 108 migranti soccorsi nel Mediterraneo. Nessuno di loro ha potuto chiedere asilo politico.
A cura di Davide Falcioni
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Non era mai accaduto in precedenza. La Asso 28, una nave italiana di supporto a una piattaforma petrolifera, dopo essere stata coinvolta nelle operazioni di soccorso a un gommone con 108 persone a bordo ha riportato i migranti in Libia: il comandante dell'imbarcazione si sarebbe coordinato con la centrale operativa di Roma e con quella del paese africano, che hanno dato l'ordina di sbarcare a Tripoli tutti i superstiti malgrado ciò potesse configurare una serie di violazioni del diritto internazionale, dal momento che la Libia non è considerato un porto sicuro visto che si tratta di un paese che non solo non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra, ma dove sono state ampiamente documentate torture e maltrattamenti ai migranti. Non è un caso che nessuno di loro abbia potuto avviare le pratiche per chiedere asilo politico, come invece prevede la legge. A renderlo noto l'Ong Open Arms.

In passato il Consiglio D'Europa ha ripetutamente affermato che "nessuna nave europea può riportare migranti in Libia perché contrario ai nostri principi". Un'indicazione che evidentemente è stata ignorata e sul quale Nicola Fratoianni (LeU), in missione da giorni a bordo della nave spagnola Open Arms che presta soccorso ai migranti, si appresta a chiedere spiegazioni formali al governo: "Non sappiamo ancora se questa operazione avviene su indicazione della Guardia Costiera Italiana, ma se così fosse si tratterebbe di un precedente gravissimo, un vero e proprio respingimento collettivo di cui l'Italia e il comandante della nave risponderanno davanti a un tribunale. Il diritto internazionale prevede che le persone salvate in mare debbano essere portate in un porto sicuro e quelli libici, nonostante la mistificazione della realtà da parte del governo italiano, non possono essere considerati tali", ha dichiarato Fratoianni.

"L'ordine ad Asso 28 di riportare a Tripoli i migranti soccorsi a bordo di un gommone "è arrivato dalla piattaforma per cui lavora il rimorchiatore, vale a dire dall'Eni". E le autorità italiane erano informate fin dall'inizio dell'intera operazione di soccorso in quanto "la prima segnalazione di un gommone in difficoltà era partita proprio dal Imrcc di Roma", ha aggiunto.

Alle accuse mosse da Open Arms e dal deputato di Leu Nicola Fratoianni ha risposto il Ministro degli Interni Matteo Salvini: "La guardia Costiera Italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni, come falsamente dichiarato da una Ong straniera e da un parlamentare di sinistra male informato". Sulla vicenda intanto si è attivato l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati: "Stiamo raccogliendo tutte le informazioni necessarie. La Libia non è un porto sicuro e questo atto potrebbe comportare una violazione del diritto internazionale".

Anche quella di ieri è stata un'intensa giornata per chi presta soccorso in mare. Un aereo dell'Ong francese Pilotes Volontaires ha avvistato sei gommoni con almeno 600 migranti a bordo. 350 di questi sono stati riportati in Libia dalla Guardia costiera libica ma anche dalla nave italiana.

Fratoianni: "Asso 28 è stata guidata da Eni". Gruppo petrolifero smentisce

"E' stato un respingimento collettivo" ha spiegato il segretario di Sinistra italiana Fratoianni, ricostruendo attraverso le comunicazioni radio quanto avvenuto nella giornata di ieri. "Sul sistema Navtex (il sistema utilizzato dalle navi su cui circolano i messaggi di soccorso, ndr) abbiamo ricevuto un messaggio rilanciato da Imrcc Malta ma proveniente da Imrcc Roma in cui si segnalava un gommone blu in difficoltà in area libica".

Subito dopo aver ricevuto l'allarme Open Arms si è mossa verso l'area indicata. "Poco dopo – ha aggiunto Fratoianni – il ‘Colibrì', un aereo da ricerca francese, dà comunicazione a tutti, dunque all'Italia, a Malta e ai libici di altri due gommoni bianchi in difficoltà a nord di Sabratha, nei pressi di una piattaforma petrolifera". Da Open Arms a quel punto viene contattato l'Mrcc di Roma, "con una mail e per telefono, due volte, ma non riceviamo alcuna indicazione. E comunichiamo anche ai libici ma a 3 dei 4 numeri non risponde nessuno mentre l'ultimo chi prende la chiamata parla solo arabo. Poco dopo ci mandano una mail dicendoci che sarebbero intervenuti loro". Dalla nave della Ong sono quindi partite le imbarcazioni veloci per la ricerca dei gommoni, ma non hanno trovato nulla. Poco dopo è entrata in scena Asso 28: "Apprendiamo che ha recuperato 108 migranti (in realtà, preciseranno più tardi, sono 101, tra cui 5 donne e 5 bambini)" – ha spiegato Fratoianni – "Contattiamo l'equipaggio che conferma il recupero, spiegandoci di essere stati loro ad avvistare il gommone ad un miglio e mezzo dalla piattaforma e di aver avuto indicazione di riportali a Tripoli. La prima risposta è ‘dai libici' – ha sottolineato Fratoianni – ma subito dopo si contraddicono e affermano: ‘stiamo seguendo le indicazioni della piattaforma per cui lavoriamo'. Vale a dire dall'Eni". Il deputato ha aggiunto inoltre di essere "praticamente certo" che Asso 28 abbia sbarcato i migranti direttamente nel porto di Tripoli.

Il gruppo petrolifero però ha respinto le accuse, negando qualsiasi coinvolgimento: "La vicenda della Asso 28 è stata interamente gestita dalla Guardia Costiera Libica". lo ha detto all'Ansa un portavoce dell'Eni.

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