17 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Caso Scajola, Matacena: “Io vittima di un complotto”

L’ex deputato di Forza Italia rompe il silenzio da Dubai, dove è fuggito dopo la condanna: “E’ normale che mia moglie abbia chiesto aiuto a Scajola che è un amico. Senza di lei non posso vivere”.
A cura di B. C.
17 CONDIVISIONI
Immagine

 Amedeo Matacena sarebbe vittima di un complotto. Da Dubai, dove si è rifugiato in seguito alla condanna per concorso esterno mafioso nell'ambito del caso Scajola, prova a chiarire in merito alle vicissitudine giudiziarie che lo hanno coinvolto:  "Contro di me c'è stato un complotto-vendetta. Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto gratifiche e avanzamenti di carriera all'interno del loro sistema di lavoro", ha detto l'ex deputato di Forza Italia, collegato via Skype con Ansa. Matacena parla anche dei rapporti con lo stesso ex ministro: "sono cominciati miei nel 1994 quando fui eletto per la prima volta al Parlamento con Forza Italia, si sono rafforzati con il nostro trasferimento a Montecarlo".

Parla anche di Chiara Rizzo, sua moglie. "Spero riesca a patire questa vicenda senza perdere se stessa. Se lei perdesse se stessa, allora io non avrei più modo di vivere" dice Matacena, tradito dall'emozione. La donna è attualmente detenuta alle Baumettes, a Marsiglia. Poi chiarisce anche il rapporto tra la moglie e Scajola: "Lei ha perso suo padre, che era coetaneo di Scajola e quindi vede in lui una figura paterna. Mi sembra normale che una donna che si trova in difficoltà vada a chiedere aiuto ad un amico che ha grandi esperienze".

Quindi parla di sé stesso e delle accuse che lo riguardano: "Non ho mai avuto rapporti o fatto affari con la mafia. Questa è una favola che francamente non riesco a comprendere da dove possa nascere".

Con la mia attività parlamentare -prosegue – mi interessai del ‘palazzo dei veleni' di Reggio Calabria facendo numerose interrogazioni su comportamenti di magistrati, su problemi di pagamenti di pentiti in nero, su riscatti per sequestri pagati con i soldi dello Stato. Evidentemente questo mio interessamento non è stato gradito. Quando la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione, rimandandomi al giudice del rinvio, i miei avvocati ed il mio vecchio segretario politico videro un magistrato a me ben noto che era nell'ufficio del presidente della Cassazione che mi avrebbe giudicato e che avrebbe annullato la sentenza. Quando poi il processo passò al giudice di secondo grado, venne cambiato il giudice. Inizialmente c'era un magistrato molto garantista e venne sostituito con un giudice di Magistratura democratica che mi ha condannato. Tutto questo mi rende perplesso sulla vicenda della mia condanna".

"Al mio rientro in Italia ci penso tutti i giorni – continua Matacena -. Ma ritengo che devo aspettare l'esito del ricorso in Cassazione e quello fatto alla Corte europea dei Diritti dell'uomo". E aggiunge: "Quella della mia latitanza dorata è una fantasia. Serve per arricchire il caso dal punto di vista del gossip. Io vivo in quaranta metri quadrati e questa storia della latitanza dorata è veramente infondata".

17 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views