521 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

Caro Cesare, caro Andrea tocca a voi: fateci sognare

Cesare e Andrea domani tocca a voi. Noi faremo l’unica cosa che sappiamo fare durante un mondiale: sognare.
521 CONDIVISIONI
Immagine

La notte prima di una partita così è sempre una notte da incubo. E' una di quelle notti in cui tutti ne sanno più di te ma nessuno vorrebbe essere al tuo posto. Una di quelle notti in cui ripensi a quando hai accettato quella panchina. Non c'entrano i soldi, no. Potevi andartene in Russia o in Qatar ma hai deciso che la storia, quella con la S maiuscola non si compra. Ti hanno chiamato dopo il disastro del 2010 per ringiovanire la nazionale eppure ti trovi oggi a dover sperare ancora in un guizzo di Cassano, in una punizione di Pirlo, nei guanti di Buffon.

E' una di quelle notti in cui sei solo. E' una di quelle notti in cui pensi alle parole che dovrai dire domani nello spogliatoio. Non solo agli undici che scenderanno in campo ma anche a quelli che resteranno in panchina e ai quali dovrai affidarti se la serata gira storta.

Perché nel calcio non c'è mai la serata in cui tutto va come dovrebbe. Anche se hai studiato tutti i movimenti dell'avversario, tutti gli schemi, tutte le sovrapposizioni, il gesto del campione quello no, non lo puoi prevedere.

Vorresti addormentarti ma ripensi ai loro sguardi, pensi a domani quando dovrai scendere nello spogliatoio e dire a Giorgio, sì a a te Giorgio, che finora hai giocato male come mai prima "vai e fermami il Matador; vai e fallo per me, per tutte le volte che a Firenze t'ho mandato in campo nonostante la Fiesole mi chiedesse chi fossi".

Pensi a Gigi. Gigi questa Coppa l'ha vinta staccando in cielo contro Zidane. E' stato più forte del mal di schiena e della depressione ma oggi deve lasciare il gossip fuori dal campo. Deve tornare ad essere il proprietario dell'area di rigore. "Gigi ogni palla che passa per quell'area deve attaccarsi ai tuoi guanti; oggi giochiamo a tre dietro se non ci aiuti tu è finita".

Guardi Pirlo, un altro Campione del Mondo, non c'è bisogno che vi parliate. Andrea già sa. Lo sa da prima, come quando deve lanciare un compagno. Gli hai fatto vedere mille volte lo schema anche se sai che non ce ne c'è bisogno.

Guardi quei due sulle face, giovani, scalpitanti ma con le gambe che ora si sono fatte più pesanti. Perché alla prima partita nessuno ti conosce ma alla terza tutti si aspettano da te una conferma. Che dire a sti due? Mattia ha giocato 16 partite quest'anno e mentre stava qui s'è pure infortunato. E a Matteo? Matteo, prima di questo Mondiale, aveva giocato tre volte in nazionale. Hai paura che non siano pronti ma non hai scelte. Tocca a loro: "alti ragazzi, rimanete alti, attaccate i loro terzini, non li fate giocare".

Poi guardi lui, Supermario. L'equivoco tattico più grande della tua nazionale. Lo sai. Lo sai meglio di tutti che Mario non è una prima punta eppure c'hai sperato. Hai sperato che si mettesse lì davanti e che la iniziasse a buttare dentro come due anni fa. Ma stavolta non ha girato come t'aspettavi. Mario s'è sciolto. E allora ti incazzi perché "Mario smettila con ste stronzate, con gli insulti e la rabbia. Falla fruttare". Sai che lui ti rispetta e allora ci vai giù pesante. "Mario ti metto accanto Ciro, ti farà da sponda, tu approfittane ma resta calmo; non fare le solite cazzate, non ti far buttare fuori, t'ho visto contro il Costa Rica è bastato un attimo e ti sei fatto ammonire. Lo sai che a casa non aspettano altro eh? Lo sai che ci sono decine di giornalisti che non aspettano altro per dire che sei il solito Mario? Che non vali niente. Eppure io lo so quanto vali. Lo so perché è grazie a te se siamo arrivati in finale all'Europeo due anni fa; lo so perché io t'ho voluto qua non Raiola o Galliani. Sono io che t'ho voluto qua e stasera devi giocare come sai".

Infine c'è quel Ciro, immobile come il suo cognome. Non sa che dire, non sa che fare. Ha 24 anni, viene da Torre Annunziata e nella convocazione aveva smesso di sperarci soprattutto a inizio stagione quando la palla non entrava mai. Sapeva che nessuno se lo sarebbe andato a prendere lì, a Torino, sponda "sbagliata". Sapeva che se non avesse iniziato a buttarla dentro il Mondiale l'avrebbe guardato da casa e invece… E invece qualcosa è iniziato a girare, ha iniziato a metterla dentro, ha messo a segno la sua prima tripletta e ha vinto la classifica capocannonieri. Non puoi non convocarlo. Quel ragazzo ha voglia di vincere e tu di ragazzi come lui ne hai bisogno come il pane. Ma Ciro non è titolare e deve aspettare il momento giusto ma tu decidi che il suo momento è ora. Ti giri, lo guardi, in silenzio. Lui crede che non avrai nulla da dirgli, che siete sulla stessa barca, che se non fa i movimenti giusti tornate a casa assieme ma non è così, a sto giro lo prendi per il collo della maglia, lo fai alzare gli dici che in area dell'Uruguay le palle alte devono essere sue, gli dici che prenderà tanti calci perché ad ogni lancio lungo dovrà tenere palla e far salire la squadra. Gli dici che i tacchetti di Lugano bucheranno i suoiu calzerotti ma l'adrenalina gli farà sopportare tutto.

E' arrivato il momento di battere le mani, di dire "Forza, Forza", di uscire dallo spogliatoio, di imboccare il tunnel, di cantare l'inno, di ascoltare il boato del pubblico.

E' il momento in ti siedi in panchina e ti senti solo in uno stadio con 80 mila persona.

E' il momento in cui riguardi Andrea, ti ha visto, non vi dovete parlare. Lui già sa. Ti fa ok con il pollice come dire "mister dici a Ciro di stare pronto".

"Ciro! Corri!", gli dirai.

E' la tua notte Cesare, è la tua notte Andrea. Fateci sognare. Almeno voi.

521 CONDIVISIONI
Immagine
Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views