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Canton Ticino dice sì al salario minimo: almeno 3mila euro netti al mese per i lavoratori

La norma prevista da un referendum approvato con il 54,7% dei voti favorevoli.
A cura di Antonio Palma
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Almeno tremila euro netti al mese in busta paga per tutti i lavoratori locali. È quanto prevede il referendum approvato ieri dagli svizzeri del Canton Ticino con il 54,7% dei voti favorevoli. Non si tratta di un reddito minimo di cittadinanza, ma proprio di un salario minimo al di sotto del quale nessuna azienda presente nel cantone italofono potrà scendere per assumere un lavoratore. Il referendum era stato promosso dai Verdi del Canton Ticino con lo slogan "Salviamo il lavoro in Ticino". Dietro alla battaglia salariale infatti vi è una lunga diatriba sul ruolo dei lavoratori frontalieri provenienti dall'Italia nella regione. Molti ticinesi infatti si oppongono al dumping salariale che sempre più spesso viene praticato dalle aziende estere, in gran parte italiane, che si insediano in svizzera assumendo lavoratori frontalieri a costi ridotti. "Rischiamo di diventare la Cina della Svizzera" ha sottolineato infatti il coordinatore dei Verdi e promotore dell'iniziativa, il deputato Sergio Savoia, ricordando ad esempio che "nel settore farmaceutico a Zurigo e Basilea lo stipendio medio è di 10 mila franchi al mese, in Ticino siamo sui cinque mila".

"Grazie all'assunzione di frontalieri, le retribuzioni nel mio Cantone si stanno sempre più allineando alla media lombarda" ha attaccato Savoia, ammettendo che alcuni imprenditori preferiranao anadare via e che non sarà facile applicare la nuova norma visto che un referendum analogo a livello nazionale era stato bocciato dagli svizzeri lo scorso anno. "Non sarà facile da applicare ma troveremo una soluzione, in quanto i cittadini hanno manifestato un disagio e dobbiamo tenerne conto", ha rassicurato però il Ministro ticinese delle Finanze, Christian Vitta, assicurando di voler rispettare la volontà popolare.

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