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“Avevo fatto le prove”, confessione shock dell’uomo che ha avvelenato la compagna incinta

Dietro il terribile gesto la paura di diventare padre di un bimbo malato: “Pensavo che mio figlio sarebbe stato debole e che sarebbe stato preso di mira dagli altri bambini come vedo fare nel mio lavoro di autista di scuolabus”
A cura di Antonio Palma
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Voleva uccidere il bimbo che la compagna portava in grembo perché era terrorizzato che il piccolo potesse nascere con gravi problemi di salute. È questo il movente dietro allo sconcertate gesto dell'uomo che ha avvelenato la compagna incinta il 31 maggio scorso a Bazzano, in provincia di Bologna, versandole detergente per lavastoviglie in una bibita gassata con l'intento di farla abortire. "La mia intenzione era quella di uccidere il bambino, non so come posso averlo fatto, ma non avevo intenzione di uccidere la mia fidanzata anche se ero consapevole che avrebbe potuto riportare conseguenze anche gravi" ha confessato l'uomo davanti agli inquirenti dopo l'arresto come riportano gli atti giudiziari rivelati da Repubblica. Una intenzione che era già da tempo nella mente del 35enne che per sua stessa ammissione aveva preparato con cura il terribile gesto facendo anche alcune prove.

L'idea sembra fosse iniziata a balenare nella testa dell'uomo dopo l’amniocentesi, un esame medico che la coppia aveva deciso di affrontare perché la donna era affetta da una malattia genetica, la cosiddetta sindrome dell'X fragile. "Dopo la notizia della malattia del bambino mi è caduto il mondo addosso, sono stato molto male, ho attraversato periodi di alti e bassi" ha confessato ai magistrati l'uomo ora in carcere. Sembra avesse convinto la partner anche ad abortire dopo aver parlato con i genitori di lei ma dietro il rifiuto della donna avrebbe messo in atto il drammatico gesto. "Circa tre settimane fa ho deciso di fare quello che ho poi ho fatto. Pensavo che mio figlio sarebbe stato debole e che sarebbe stato preso di mira dagli altri bambini come vedo fare nel mio lavoro di autista di scuolabus" ha spiegato dopo l'arresto.

"Ho comprato il primo flacone e l’ho tenuto in macchina qualche giorno, poi l’ho buttato via. Ne ho poi comprato un altro due o tre giorni prima del fatto, un flacone da 10 litri che si trova a Savigno vicino alla mia abitazione dove ho fatto le prove con altre bottiglie di coca cola" ha rivelato ancora l'uomo. Infine avrebbe convinto al fidanzata a comprare altre bottiglie della bevanda per confonderle con la sua che aveva preparato con la sostanza. Terribile il suo racconto: "Quando siamo rientrati a casa dopo la spesa, ho portato dentro una di quelle quattro bottiglie e la bottiglia che avevo preparato, che avevo segnato con un piccolo taglio sul tappo, le ho appoggiate sul tavolo ed è stata lei a prenderle e sistemarle. A quel punto ho fatto scorrere gli eventi non controllando più quale fosse la bottiglia avvelenata".

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