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Yara Gambirasio, per il gip Massimo Bossetti deve rimanere in carcere: “Gravi indizi di colpevolezza”

Secondo il giudice per le indagini preliminari nei confronti di Massimo Bossetti sussistono gravi indizi di colpevolezza. Ma non solo: ci sarebbe anche il pericolo di reiterazione del reato.
A cura di Davide Falcioni
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Il giudice per le indagini preliminari Ezia Maccora ha respinto oggi pomeriggio l'istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Massimo Bossetti, l'artigiano sospettato di aver ucciso Yara Gambirasio: secondo il giudice a carico dell'uomo sussistono gravi indizi di colpevolezza. Ma non solo: ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato. Bossetti quindi dovrà rimanere in carcere. I suoi avvocati – Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni – la scorsa settimana avevano presentato una prima istanza di scarcerazione, che in quel caso era stata dichiarata inammissibile dal gip Maccora. Quest'ultima non aveva neppure voluto entrare nel merito in quanto l’istanza non era stata notificata dai legali dell’artigiano agli avvocati della parte offesa, come previsto dalle modifiche introdotte l’anno scorso all’articolo 299 del codice di procedura penale. I legali di Bossetti avevano quindi ripresentato correttamente: il rifiuto di scarcerazione del gip in questo caso non è quindi dovuto a un problema procedurale, bensì sostanziale.

Perché era stata presentata istanza di scarcerazione

Ma perché era stata presentata l'istanza di scarcerazione? I legali di Massimo Bossetti l'avevano fatto a quasi tre mesi dall'incarcerazione dell'uomo in quanto a loro giudizio, dopo un'attenta rilettura dei dati alla base dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio, "non vi sono gravi indizi di colpevolezza”. Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni avevano quindi chiesto la ripetizione dell'esame del dna su Massimo Bossetti. Come si ricorderà le tracce biologiche sul corpo della giovane vittima erano state attribuite al muratore di Mapello.

Bossetti non era a lavoro il giorno della scomparsa di Yara Gambirasio

La posizione di Massimo Giuseppe Bossetti si complica dunque sempre più: nei giorni scorsi era emerso come il giorno della scomparsa di Yara Gambirasio il muratore non si recò a lavoro. A stabilirlo, smentendo uno degli alibi presentati dall'uomo, sono state le perizie effettuate dagli inquirenti acquisendo anche i tracciati telefonici. Bossetti aveva sempre sostenuto che il suo furgone si trovasse di fronte al centro sportivo “perché tornavo dal cantiere di Palazzago e andavo a casa”. Il veicolo era stato notato dagli investigatori in un video registrato dalle telecamere della Banca di Credito Cooperativo. I fotogrammi mostravano, alle 18 e 12, il passaggio in via Rampinelli di un furgone identico a quello di Bossetti.

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