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Yara, accesso a reperti che hanno portato a condanna di Bossetti: la Corte si riserva la decisione

I giudici della Corte d’Assise di Bergamo si sono riservati di decidere sulla richiesta della difesa di Massimo Bossetti di accedere ai reperti che hanno portato alla sentenza di condanna in via definitiva dell’uomo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Gli avvocati di Bossetti hanno poi aggiunto che l’unica traccia che è effettivamente esaurita è quella che rappresenta la prova regina ma che hanno chiesto comunque di poter esaminare quelle che la procura avrebbe definito “scartini”.
A cura di Chiara Ammendola
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Massimo Bossetti (a sinistra), condannato per l'omicidio di Yara Gambirasio
Massimo Bossetti (a sinistra), condannato per l'omicidio di Yara Gambirasio
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I giudici della Corte d'Assise di Bergamo si sono riservati di decidere sulla richiesta della difesa di Massimo Bossetti di poter esaminare i reperti che hanno portato alla sentenza di condanna definitiva dell'uomo per l'omicidio di Yara Gambirasio. Si è conclusa da poco l'udienza che ha visto un confronto accesso in aula, così come raccontato dagli stessi legali di Bossetti, in merito alla richiesta avanza di poter nuovamente esaminare quelli che la procura avrebbe definito "degli scartini".

Stando alle dichiarazioni dei consulenti di allora infatti la traccia 31 G20 con il Dna trovato sui leggins della ragazza che rappresenta la "prova regina" nel processo che portò alla condanna di Massimo Bossetti è "forse l'unica traccia che è effettivamente esaurita", ma i legali chiedono di riesaminare gli altri reperti, quelli che appunto la Procura avrebbe definito "scartini" in quanto "di secondaria o nulla importanza". L'esame dei reperti in questione richiesto dai legali di Bossetti è funzionale al progetto di presentare la richiesta di revisione della sentenza che ha condannato il muratore di Mapello all'ergastolo. Lo stesso Bossetti, attraverso uno dei suoi legali, Paolo Camporini, ha lanciato un appello affinché "sia prima di tutto ripristinata la legalità". Al suo arrivo in tribunale a Bergamo questa mattina il legale ha spiegato: "Chiede sia ripristinata non solo la legittimità ma anche la legalità".

I fatti risalgono al 26 novembre 2010 quando il corpo della piccola Yara Gambirasio, 13 anni, di Brembate di Sopra, viene trovato in un campo in località Chignolo d'Isola. Sul suo corpo vengono riscontrati diversi segni di arma da taglio, ma sarà l'autopsia a rivelare che a causare la morte della ragazzina, abbandonata nel campo presumibilmente ferita, ma viva, è stata la lunga esposizione alle intemperie. L'arresto di Massimo Giuseppe Bossetti avviene nel 2014. Il muratore viene identificato grazie a un'indagine genetica condotta confrontando il Dna del killer con quello di tutta la popolazione maschile della Bergamasca: gli inquirenti lo individuano utilizzando il profilo genetico di ascendenza maschile, quello del padre (naturale), l'autista Giuseppe Guerinoni. Il 12 ottobre 2018 la Corte di cassazione condanna Bossetti in via definitiva all'ergastolo.

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