“Vietati gli smartphone a scuola”. Il preside ‘ghostbuster’ li trova col rilevatore

Probabilmente sarà il preside più odiato e allo stesso tempo più amato d’Italia. A seconda se questa storia la si guarda dalla prospettiva degli studenti o dei genitori. Stefan Keim, preside di una scuola del Trentino Alto Adige, si è trasformato in una sorta di Acchiappa-Smartphone. Come scrive Skuola.net, ha applicato in maniera davvero determinata una direttiva dell’Intendenza scolastica dell’Alto Adige che proibisce l’uso dei cellulari a scuola. Si è infatti messo a girare nei corridoi e nelle classi con un rilevatore di onde ad alta frequenza che segnala i cellulari accesi. "L’avevo comprato quando è nata la mia prima figlia – dice a Repubblica – per vedere se in casa ci fossero onde magnetiche pericolose”. E le punizioni sono severe: per chi viene colto due volte con il telefono in mano, sono previste note sul registro. Alla terza c’è la sospensione.
Ma perché oggi i ragazzi sono diventati così dipendenti dagli smartphone? “Il problema principale è che devi essere sempre in rete – dice Keim – devi essere pronto a rispondere immediatamente a qualsiasi messaggio, anche se è solo un ‘ciao’. Soltanto così sei accettato dal gruppo virtuale e non ti senti escluso. Per questo ho deciso di intervenire, non solo con i divieti ma cercando il consenso”. Keim avrebbe voluto questa politica sin dal primo giorno di scuola, “ma non era pronto l’armadio chiesto al Comune, dove pensavamo di mettere in deposito i cellulari, una cassetta per classe. Abbiamo iniziato ai primi di novembre e ci sono stati problemi. Per ritirare 187 cellulari servono molti minuti e gli alunni rischiavano di perdere l’autobus. E così abbiamo detto: lasciate i cellulari a casa. Se proprio non potete, metteteli nell’armadio. Terza soluzione: portateli in classe ma spenti e nascosti nello zainetto. Se sono visibili, scatta la sanzione”.